Ginevra (Svizzera), 30 gen. (LaPresse/AP) – Si sono conclusi senza alcun progresso i colloqui di oggi nell’ambito dei negoziati di Ginevra 2 sulla Siria, la cui prima fase terminerà domani. Tra i rappresentanti del regime di Damasco e dell’opposizione la distanza rimane ampia, soprattutto in merito all’ipotesi di una transizione politica. Il mediatore di Onu e Lega araba, Lakhdar Brahimi, ha cercato di far rompere il ghiaccio e di far sì che i colloqui andassero comunque avanti. Tanto negli incontri a porte chiuse a Ginevra, quanto davanti alle telecamere in tv, fra i negoziatori delle due parti ci sono stati scambi di accuse sulle responsabilità delle violenze, che nei tre anni di conflitto hanno provocato oltre 130mila morti e hanno costretto milioni di persone a lasciare le proprie case. Domani, al termine della prima fase dei colloqui, le parti fisseranno la data della seconda fase.
Da una parte l’opposizione, che ritiene prioritario l’accordo per un governo di transizione, e accusa il regime dei principali massacri compiuti in Siria. Dall’altra il governo di Damasco attribuisce la responsabilità dei massacri ai terroristi; tra l’altro il fronte dei combattenti ribelli è molto variegato e comprende anche gruppi armati legati ad al-Qaeda, come il Fronte al-Nusra e lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil), non controllati dalla rappresentanza dell’opposizione presente a Ginevra e che quindi non si sentono vincolati al rispetto di un eventuale accordo raggiunto.
Un portavoce del team di negoziatori dell’opposizione, Louay Safi, ha riferito che oggi si è discusso soprattutto delle violenze e che la sua delegazione ha presentato prove dei “massacri commessi dal regime”, aggiungendo che l’unico modo per fermare le violenze è quello di formare un governo di transizione. L’opposizione punta inoltre il dito contro la roadmap di transizione sulla quale le potenze mondiali si erano accordate nel 2012 a Ginevra 1, contestando che “lascia per ultima la formazione di un nuovo governo”, elemento che al contrario Safi reputa prioritario per potere poi applicare tutti i punti previsti dal comunicato di Ginevra 1. Il focus del governo, invece, è stato incentrato sulla necessità di combattere contro i terroristi che, ha affermato il vice ministro degli Esteri siriano Faisal al-Mikdad, “è chiaro che hanno commesso molti massacri”. “A loro non importa cosa sta accadendo in Siria”, ha detto al-Mikdad riferendosi all’opposizione. “Appoggiano tutte le organizzazioni terroristiche, sostengono che lottano contro il terrorismo mentre invece tramano con il terrorismo per uccidere il popolo siriano”, ha concluso.