Kiev (Ucraina), 28 gen. (LaPresse/AP) – Il premier ucraino, Mykola Azarov, ha rassegnato le dimissioni. Lo si apprende da una nota pubblicata sul sito web del governo di Kiev, dove si legge che il primo ministro ha preso la decisione di lasciare l’incarico per incoraggiare il “compromesso sociopolitico”. Le dimissioni arrivano nel corso dell’ondata di proteste che da due mesi sta sconvolgendo l’Ucraina, negli ultimi giorni con episodi sempre più violenti. Le manifestazioni hanno preso il via dopo che il presidente, Viktor Yanukovych, ha respinto un accordo di cooperazione con l’Unione europea a favore di uno con la Russia. Tra le richieste dell’opposizione ci sono le dimissioni di Yanukovych.
Le dimissioni devono essere accettate dal presidente, ma il passo sembra solo una formalità. La scorsa settimana Yanukovych ha offerto l’incarico a uno dei leader dell’opposizione, Arseniy Yatsenyuk, che ieri ha respinto la proposta. Sembra improbabile che le dimissioni di Azarov basteranno a placare le proteste, se il governo non farà altre concessioni.
“Allo scopo di creare maggiori opportunità per il compromesso sociale e politico per una pacifica risoluzione del conflitto, ho preso la decisione personale di chiedere al presidente dell’Ucraina di accettare le mie dimissioni dall’incarico di primo ministro”, annuncia Azarov nella dichiarazione. “La situazione di conflitto prevalsa nel Paese, che mette in pericolo la vita economica e sociale in Ucraina, è una minaccia per l’intera società e per ogni cittadino”, continua la nota. “Durante il confronto – prosegue – il governo ha fatto tutto il possibile per la pacifica risoluzione del conflitto. Abbiamo fatto e stiamo facendo tutto per evitare lo spargimento di sangue, l’escalation della violenza, le violazioni dei diritti umani”.
La dichiarazione di Azarov viene diffusa mentre il Parlamento apre la sessione speciale in cui secondo le attese saranno revocate le leggi che impongono un giro di vite sul diritto di manifestare. Approvate questo mese e criticate all’estero, le misure sono state causa di violenti scontri in cui sono morti almeno tre dimostranti.