Bangkok (Thailandia), 14 gen. (LaPresse/AP) – I manifestanti antigovernativi in Thailandia hanno iniziato a marciare verso le sedi di alcuni ministeri nel secondo giorno delle proteste battezzate ‘Paralizza Bangkok’. Già ieri i dimostranti avevano bloccato il traffico in molti punti del distretto degli affari della capitale, creando barriere di sacchi di sabbia, parcheggiando veicoli o dando il via a sit-in. La campagna è mirata a impedire lo svolgimento delle elezioni, in programma il 2 febbraio, e a destituire la premier Yingluck Shinawatra. Oggi tuttavia in molte zone della capitale hanno riaperto le scuole e la maggior parte delle aziende e dei negozi è aperta. Migliaia di persone, molte arrivate dal sud del Paese, hanno dormito nelle strade di Bangkok in tende o su materassini. Gli organizzatori della protesta hanno promesso che i dimostranti resteranno in strada finché un “consiglio del popolo” non eletto non sostituirà il governo di Shinawatra, accusato da loro di corruzione e cattiva gestione.
A dicembre la premier aveva sciolto la Camera bassa del Parlamento e indetto le elezioni anticipate per allentare le tensioni. Il vero obiettivo delle proteste è il fratello di Shinawatra, Thaksin, che fu deposto dall’esercito nel 2006 e che vive in un esilio autoimposto per evitare di scontare la condanna per corruzione. Thaksin resta però popolare tra gli abitanti delle zone rurali grazie alle politiche populiste da lui introdotte, tra cui l’assistenza sanitaria praticamente gratuita. Secondo critici, i manifestanti stanno cercando di prendere il potere perché i loro alleati politici non sono in grado di vincere le elezioni parlamentari. Ieri la premier aveva proposto di incontrare mercoledì i rappresentanti di vari gruppi politici, ma il leader delle proteste, Suthep Thaugsuban, ha escluso la possibilità di negoziati. “Non si può – ha affermato – mediare con questa iniziativa, non si può trovare un compromesso. Con questa campagna possiamo soltanto vincere o perdere. Oggi dobbiamo ripulire la Thailandia”.