Sud Sudan, spari contro aerei militari Usa: 3 soldati feriti

Kampala (Uganda), 21 dic. (LaPresse/AP) – Due aerei militari Usa in volo in Sud Sudan, nello Stato di Jonglei, sono stati attaccati e colpiti da spari. Uno dei velivoli è stato danneggiato pesantemente e tre soldati americani sono rimasti feriti, uno dei quali è in gravi condizioni. Lo fanno sapere fonti militari locali, a condizione di anonimato, attribuendo l’attacco a soldati disertori che controllano la regione di Bor, capitale dello Stato di Jonglei, dove si sono verificate alcune delle peggiori violenze della scorsa settimana.

I velivoli militari sono stati colpiti dagli spari mentre si dirigevano a Bor. Danneggiati e con i soldati feriti, hanno invertito la rotta e si sono diretti verso Kampala, in Uganda. Da lì, i militari sono stati trasportati a Nairobi, in Kenya, per essere curati. Non è noto in che missione fossero impegnati i velivoli, che secondo un ufficiale sarebbero di tipo Ospreys, capaci di volare sia come elicotteri sia come aerei.

Il portavoce dell’esercito sudsudanese, colonnello Philip Aguer, ha attribuito la responsabilità dell’attacco a soldati disertori, affermando che le truppe del governo non hanno il controllo di Bor: “E’ sotto il controllo delle forze di Riek Machar”. Il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, di etnia Dinka, questa settimana ha denunciato che un tentato colpo di Stato ha scatenato la violenza in corso. Ha incolpato il vice presidente Machar, di etnia Nuer, la cui destituzione da numero due al potere ha scatenato tensioni etniche. Secondo altri alti ufficiali, uno disputa tra i membri delle due etnie nella guardia presidenziale ha dato il via alla violenza.

Nelle violenze in corso nel Paese sono morte centinaia di persone e i leader mondiali hanno lanciato l’allarme, temendo che in Sud Sudan prenda il via una vera e propria guerra civile. Il Sud per decenni ha combattuto con il Sudan, prima di raggiungere un accordo di pace nel 2005, risultato in un referendum sull’indipendenza nel 2011. Grazie ad esso, il Sud si è reso indipendente dal nord, controllando gran parte della regione ricca di petrolio. Ieri gli esperti di un Gruppo di crisi internazionale hanno dichiarato ad Associated Press che i ribelli hanno preso il controllo di almeno alcuni campi petroliferi del Sud, sviluppo che potrebbe trascinare l’area in un conflitto. Il petrolio del Sud scorre verso nord attraverso condutture che passano in Sudan, fornendo a Khartum importanti introiti economici.

Sempre ieri, il Consiglio di sicurezza Onu ha dichiarato che le violenze durate una settimana sono il risultato di una “disputa politica tra i leader politici del Paese” che potrà riguardare non solo il Sud Sudan, ma anche le nazioni vicine e l’intera regione. Questa settimana il presidente Usa, Barack Obama, ha inviato truppe americane per contribuire alla protezione dell’ambasciata americana a Juba. Questa ha organizzato almeno cinque voli di emergenza per evacuare i cittadini statunitensi dal Paese, e lo stesso hanno fatto con i propri cittadini anche Italia, Germania e Regno Unito.