Johannesburg (Sudafrica), 9 dic. (LaPresse/AP) – Decine di migliaia di persone si sono raccolte allo stadio di Johannesburg per la cerimonia in onore di Nelson Mandela, morto giovedì all’età di 95 anni. Circa cento i leader e i delegati da tutto il mondo presenti, compreso il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, arrivato in Sudafrica con la moglie Michelle, gli ex presidenti George W. Bush e Bill Clinton, la ex segretaria di Stato Hillary Clinton. Con loro tra gli altri il segratario generale Onu, Ban Ki-moon, il presidente francese François Hollande, quello cubano Raul Castro e brasiliana Dilma Rousseff, il premier Enrico Letta, capi di Stato africani e asiatici, ma anche personalità del mondo dello spettacolo come Bono Vox degli U2, la top model Naomi Campbell e l’attrice sudafricana Charlize Theron.

PIOGGIA E MUSICA. La giornata è iniziata con una pioggia che ha costretto le prime persone arrivate al Fnb Stadium a ripararsi nelle zone più alte delle tribune, ben coperte dai tetti, da cui sono iniziati i balli e i canti con cui da giovedì i sudafricani celebrano l’eroe della lotta contro l’apartheid. La cerimonia è stata allestita in gran fretta e non tutto era pronto stamattina, con gli operai che ancora lavoravano per saldare alcune parti della zona destinata ai vip. Lo stadio è lo stesso dove si tenne la finale dei Mondiali di calcio del 2010, nella quale Madiba fece la sua ultima apparizione in pubblico.

LA SEPOLTURA. Dopo la cerimonia, il corpo di Mandela sarà esposto alla camera ardente allestita negli Union Buildings di Pretoria, un tempo sede del potere dei bianchi. Domenica 15 si terrà il funerale a Qunu, il villaggio in cui Madiba nacque.

OBAMA: ULTIMO GRANDE LIBERATORE DEL XX SECOLO. Mandela è stato l’ultimo grande liberatore del ventesimo secolo. Così Obama ha definito l’ex presidente, rievocando la lotta, la persistenza, la fede e paragonandolo a mahatma Gandhi, Martin Luther King Jr. e Abraham Lincoln. “Io e Michelle siamo beneficiari della battaglia di Nelson Mandela”, ha aggiunto, dicendo che gli “Usa hanno superato secoli di segregazione razziale, in cui tante vite sono state sacrificate”, ma che la missione non è ancora compiuta. “Ci sono troppi leader che abbracciano felicemente l’eredità di Madiba, ma resistono alle piccole riforme che metterebbero argine a povertà cronica e diseguaglianza. Molti leader rivendicano la libertà portata da Madiba, ma non tollerano il dissenso del loro popolo”, ha proseguito Obama.

STRETTA DI MANO OBAMA-CASTRO. Obama ha stretto la mano all’omologo cubano, Raul Castro. I due Paesi hanno di recente compiuto piccoli passi di riavvicinamento, facendo crescere la speranza in una svolta nelle relazioni. Tuttavia, molti sono scettici perché già in passato segnali simili sono stati valutati troppo positivamente e sono invece caduti nel nulla. Obama ha anche stretto la mano alla presidente brasiliana, Dilma Rousseff, che poco tempo fa ha avuto uno scontro con la Casa Bianca sulla questione delle azioni di spionaggio della National Security Agency (Nsa).

IL COMPAGNO DI PRIGIONIA. “Mandela ha unito tutti i colori, tutte le fedi, con il rispetto reciproco e la gentilezza”, ha detto Andrew Mlangeni, compagno di prigionia di Mandela al carcere di Robben Island, nel suo discorso alla cerimonia. “Fu una grande ispirazione perché incarnava i valori della compassione e della saggezza, creando la speranza dove non esisteva. I suoi ottimismo e fiducia hanno combattuto contro il pessimismo e la sfiducia. Non si può paragonarlo a nessun altro, la sua missione contro l’Apartheid rappresenta gli ideali per cui lottava”, ha proseguito Mlangeni.

BAN KI-MOON: MONDO PERDE MENTORE. “Questo stadio contiene migliaia di persone, ma non può contenere il dolore. Il Sudafrica ha perso un padre, il mondo un caro amico e un mentore”, ha detto Ban Ki-moon. “È stato uno dei più grandi insegnanti, insegnava con l’esempio. Lui odiava l’odio, non le persone. Ha mostrato il grande potere del perdono, trattando le persone con il massimo rispetto. Questa è stata la sua lezione, che ha condiviso con tutta l’umanità”, ha aggiunto Ban, che ha concluso il suo intervento con una frase in lingua africana.

IL RICORDO DI ROUSSEFF E CASTRO. “È stato la personalità più importante del XX secolo” e “si è trasformato in un paradigma non solo per questo continente, ma anche per tutti i popoli che lottano per la libertà”, ha detto la presidente del Brasile Dilma Rousseff. Castro lo ha invece definito un “esempio di integrità e perseveranza, che ha lavorato per ridurre povertà e diseguaglianza e per creare opportunità per tutti. È un esempio insuperabile per l’America latina e per i Caraibi, che vanno avanti verso l’integrità e la giustizia per i loro popoli”.

ZUMA: FONDO’ SUDAFRICA DEI NOSTRI SOGNI. “Chiamiamo Madiba padre perché ha costruito la base per il Sudafrica dei nostri sogni: senza sessismo, razzismo, e egualitario”, ha detto nel suo discorso il presidente sudafricano Jacob Zuma, parlando di “una pioggia di dolore senza precedenti in tutto il mondo” per la morte di Madiba, alleviata però dalla condivisione di tutti. “Non c’è nessuno come lui, era unico”, ha aggiunto.

TUTU CHIUDE CERIMONIA: STADIO SEMI VUOTO. Davanti agli spalti dello stadio di Johannesburg ormai semi deserti, l’arcivescovo Desmond Tutu ha chiuso la cerimonia in ricordo di Nelson Mandela, morto giovedì all’età di 95 anni. Esortando i presenti a “essere disciplinati”, li ha fatti alzare tutti in piedi e ha chiesto di “non sentire volare una mosca”. Tutu ha anche invitato a “seguire l’esempio di Mandela”.

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