Clima, intesa al ribasso a Varsavia. Wwf: Un fallimento

Varsavia (Polonia), 23 nov. (LaPresse/AP) – Raggiunta una intesa al ribasso alla conferenza internazionale sul clima di Varsavia. Il documento finale è stato limato fino a trasformare quelli che nella bozza erano “impegni” dper la riduzione delle emissioni inquinanti in meno impegnativi “contributi” in vista della conferenza di Parigi in programma nel 2015. A guidare il fronte dei no sono state Cina e India, che rivendicano il diritto ad assicurare energia a buon mercato alle proprie economie in rapida crescita, come i Paesi ricchi ebbero la possibilità di fare negli anni Sessanta. Perciò non accettano di sottoporsi agli impegni di riduzione delle emissioni che propongono i Paesi ricchi, in particolare Usa ed Ue.

Anche se la Cina ha investito massicciamente in fonti energetiche rinnovabili, Pechino resta riluttante a impegnarsi a tagli alle emissioni perché tuttora il 70% della sua energia dipende dal carbone, che è il carburante fossile più inquinante. Delusi gli ambientalisti, che volevano qualche impegno in più e considerano la conferenza un fallimento. “I negoziatori avrebbero dovuto usare questo meeting per fare un decivo passo verso una azione globale sul cambiamento climatico. Questo non è successo”, ha commentato Samantha Smith, del Wwf.

Nel corso della conferenza, però, non si è parlato solo di emissioni. Si è lavorato infatti anche a un programma per combattere i fenomeni di deforestazione ed è stato stabilito un meccanismo ‘perdite e danni’, che prevede aiuti per gli Stati il cui territorio è composto di isole e altri Paesi particolarmente esposti a tifoni e uragani. L’idea di fondo è che le emissioni dei Paesi ricchi siano all’origine dei disastri naturali che colpiscono quelli poveri e che quindi i primi dovrebbero pagare i danni ai secondi. Il testo del documento conclusivo tuttavia è molto vago nella sua formulazione finale. E’ stato proprio per questo che i Paesi ricchi l’hanno accettato. I Paesi in via di sviluppo volevano poi un impegno da parte di quelli ricchi a finanziare un fondo che arrivasse a 100 miliardi di dollari entro il 2020, ma sulla cosa questi ultimi si sono tirati indietro. Le risorse sarebbero state destinate ad aiutare i primi a sviluppare energie pulite e rinnovabili.

“Penso che sia un buon risultato alla fine, è stato un negoziato piuttosto difficile”, ha commentato il delegato Usa Todd Stern. Le conferenze Onu sul clima furono lanciate vent’anni fa dopo l’allarme lanciato dalla comunità scientifica sulla diffussione di CO2 e sui pericoli dell’effetto serra. L’obiettivo è la riduzione progressiva delle emissioni inquinanti.