Londra (Regno Unito), 22 nov. (LaPresse/AP) – Sono stati rilasciati su cauzione l’uomo e la donna di 67 anni arrestati ieri a Londra in relazione al caso delle tre donne liberate da una casa della zona di Lambeth dopo almeno 30 anni di schiavitù domestica. Lo ha annunciato Scotland Yard. La polizia non ha diffuso la nazionalità dei due, limitandosi a dire che non sono britannici, né ha precisato se sono una coppia. La liberazione delle tre donne è avvenuta il 25 ottobre, ma il caso è stato rivelato dalla polizia solo ieri. Le tre liberate sono: una donna originaria della Malesia di 69 anni, una donna irlandese di 57 anni e una britannica di 30 anni; quest’ultima ha vissuto finora tutta la vita in schiavitù.
LA LIBERAZIONE DELLE 3 DONNE IN SCHIAVITU’. Nella liberazione delle tre donne ha avuto un ruolo centrale il gruppo Freedom Charity. L’indagine è scattata infatti a ottobre scorso proprio dopo che una delle tre donne, quella di origini irlandesi, ha contattato Freedom Charity, denunciando di essere trattenuta contro la sua volontà da oltre 30 anni; il gruppo si è a sua volta rivolto alla polizia. A spingere la donna a telefonare, spiega Scotland Yard, era stato un documentario sui matrimoni forzati andato in onda in televisione. La polizia ha individuato da dove provenivano le telefonate ed è riuscita a trovare la casa in cui si trovavano le donne, nel borough di Lambeth, a sud del Tamigi. Dopo diverse chiamate intercorse con l’organizzazione due delle prigioniere, che in alcuni momenti avevano libertà vigilata, hanno acconsentito a incontrarsi il 25 ottobre in un altro luogo. Le due, la britannica e l’irlandese, sono uscite da sé e hanno indicato la casa in cui erano trattenute; a quel punto la polizia è intervenuta e ha salvato la terza donna, quella originaria della Malesia.
SI INDAGA SU EVENTUALI RAPPORTI PARENTELA. Secondo la polizia non ci sono prove che le donne abbiano subìto abusi sessuali, ma le autorità si sono comunque mostrate prudenti ricordando che le indagini sono in corso. Inoltre, mentre in un primo momento Scotland Yard aveva fatto sapere che non credeva che le vittime avessero fra loro rapporti di parentela, successivamente ha fatto un po’ marcia indietro dicendo che le relazioni fra le tre sono oggetto dell’indagine e che non intende fare speculazioni in merito. Non è chiaro come le tre donne, che parlano tutte inglese, siano finite in schiavitù, né quali siano i motivi; adesso stanno bene e si trovano in una località ignota nel Regno Unito, dove dal giorno del loro salvataggio lavorano con degli psicologi per curare il trauma.
CRUDELTA’ PSICOLOGICHE, MA NON SONO NOZZE FORZATE. “Sono state soggette a crudeltà mentali e psicologiche e schiavitù”, spiega ad Associated Press Anita Prem (nella foto), la fondatrice dell’organizzazione Freedom Charity, che si occupa di abusi sessuali e matrimoni forzati, aggiungendo che non ritiene che nessuna delle donne si trovasse in condizioni di nozze forzate. Sono uscite da quella casa “senza assolutamente niente” e avevano bisogno di essere rassicurate del fatto che erano al sicuro, racconta ancora Prem. Il responsabile dell’unità della polizia londinese che si occupa di traffico di esseri umani, Kevin Hyland, spiega che l’arresto dei due sospetti è stato ritardato rispetto al blitz che ha portato alla liberazione perché la polizia ha lavorato per accertare i fatti e assicurarsi che le donne non subissero ulteriori traumi.
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