Nobel Chimica a Martin Karplus, Michael Levitt e Arieh Warshel

Stoccolma (Svezia), 9 ott. (LaPresse/AP) – Il premio Nobel per la Chimica è stato assegnato a Martin Karplus, Michael Levitt e Arieh Warshel “per lo sviluppo di modelli multiscala per i sistemi chimici complessi”. I ricercatori, con le loro ricerche degli anni ’70, hanno posto la base per i modelli computerizzati con cui comprendere e prevedere i processi chimici. “Il lavoro di Karplus, Levitt e Warshel è fondamentale perché è riuscito a fare lavorare la fisica classica di Newton con la fondamentalmente diversa fisica quantistica”, si legge nelle motivazioni dell’Accademia reale svedese. Karplus, cittadino statunitense e austriaco, è affiliato con le università di Strasburgo e di Harvard. Levitt è cittadino britannico e israeliano, docente all’Università di Stanford. Warshel è cittadino statunitense e israeliano, affiliato all’università della California del Sud a Los Angeles.

Warshel, in conferenza stampa telefonica, ha dichiarato di essere “estremamente felice” per il conferimento del premio, che da Los Angeles andrà a ritirare a Stoccolma nel mese di dicembre. “In breve, quello che abbiamo sviluppato è un modo che richiede computer per osservare la struttura della proteina e alla fine per capire come esattamente faccia e cosa faccia”, ha detto. Un tempo, quando gli scienziati dovevano simulare processi chimici complessi sui computer dovevano scegliere tra software basati su fisica classica oppure su fisica quantistica.

I tre Nobel, spiega l’Accademia, hanno sviluppato modelli che “hanno aperto la porta tra questi due mondi”. La forza dei loro metodi, dice la motivazione, è che possono essere usati per studiare qualsiasi tipo di chimica. “Gli scienziati possono ottimizzare cellule solari, catalizzatori in veicoli a motore o persino farmaci, per fare pochi esempi”, prosegue l’Accademia.

Entusiasta Li Wu, presidente della American Chemical Society: “Credo sia favoloso. Stanno parlando della partnership di teorici e sperimentalisti e di come questo abbia portato a una maggior comprensione” di problemi che non potevano essere risolti in via sperimentale. “Stiamo iniziando, come scienziati, a capire meglio cose come l’interazione dei farmaci con le proteine del nostro corpo per curare le malattie. Questo è molto, molto eccitante”, ha aggiunto.