Roma, 4 set. (LaPresse) – La vicenda delle prove sulle armi chimiche in Siria, che in questi giorni sta occupando le prime pagine di tutti i giornali del mondo, ha un celebre precedente: quello dell’Iraq. Era il 5 febbraio 2003 quando Colin Powell, l’allora segretario di Stato Usa dell’amministrazione targata George W. Bush, si presentò davanti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite mostrando una fiala che, disse, conteneva antrace.
“DA 100 A 500 TONNELLATE DI ARMI CHIMICHE”. Con un discorso estremamente efficace, Powell annunciò: “Saddam ha scorte per armare almeno 16.000 testate con agenti chimici o biologici. Saddam infatti ha almeno da 100 a 500 tonnellate di armi chimiche”. E aggiunse: “Sono almeno 7 e non più di 18 i laboratori chimici mobili di Saddam”. Mostrò poi una boccettina da un grammo spiegando che sarebbe bastata a fare una strage nel Senato degli Stati uniti.
IL RAPPORTO UN ANNO DOPO: “TROVATO NULLA”. Tutte accuse che rivelarono false, basate sulle dichiarazioni di un ingegnere chimico iracheno, Rafid Ahmed Alwan al-Janabi, sulle quali già i servizi segreti tedeschi e inglesi avevano sollevato forti perplessità prima ancora che Powell intervenisse all’Onu. Un anno dopo, l’Iraq Survey Group, una commissione nominata dalla coalizione militare guidata dagli Usa che era intervenuta in Iraq, pubblicò un rapporto in cui affermava che il programma di armi chimiche di Saddam Hussein era stato abbandonato nel 1991 e che solo un residuo vecchio e abbandonato di munizioni chimiche era stato trovato nel Paese.
L’INTERCETTAZIONE. Ma anche l’intercettazione telefonica è un elemento che si ripete: gli israeliani avrebbero intercettato – materiale girato poi agli americani – una conversazione tra un funzionario della difesa siriana con un leader dell’unità che dispone di armi chimiche. Nella conversazione si chiede conto dell’attacco in cui sarebbero morte oltre mille persone. Anche Powell ne presentò una all’Onu: fece ascoltare una intercettazione in cui presunti ufficiali dell’esercito iracheno ordinavano di rimuovere l’espressione ‘gas nervino’ dalle conversazioni telefoniche radio o via email.
FURONO GLI USA A USARE ARMI CHIMICHE. Gli unici a usare le armi chimiche in Iraq poi furono proprio gli Usa: nel novembre 2004 impiegarono il fosforo bianco per espugnare la città di Falluja. A sollevare il caso fu una inchiesta di Rai News 24 di qualche mese dopo. ‘Field artillery’, la rivista ufficiale dell’artiglieria americana con sede in Oklaoma, che pubblicò la testimonianza di alcuni militari coinvolti, la definì “la più feroce condotta dai marines in un centro urbano dopo quella di Hue in Vietnam, nel 1968”.