Tunisi (Tunisia), 24 ago. (LaPresse/AP) – Migliaia di persone sono scese questa sera in piazza a Tunisi, capitale della Tunisia, manifestando davanti all’Assemblea nazionale, per chiedere le dimissioni del governo. La protesta dà il via a una settimana di manifestazioni organizzate dai partiti di opposizione, riuniti nel Fronte di salvezza nazionale, secondo cui il governo guidato dal partito islamico Ennahda non è in grado di garantire la sicurezza e la stabilità economica del Paese. Il Fronte chiede che l’esecutivo venga sostituito da un Gabinetto tecnico che organizzi nuove elezioni. “Vi abbiamo messo alla prova, avete fallito, ora andatevene”, hanno scandito i manifestanti.
La manifestazione di questa sera è iniziata con un’interpretazione dell’inno nazionale cantata da decine di membri dell’opposizione eletti nell’Assemblea nazionale ma che hanno congelato la propria partecipazione alle attività parlamentari in protesta contro il governo. Molti erano difesi da guardie del corpo per paura di possibili attacchi. Alte le misure di sicurezza, con la polizia che ha controllato le borse dei partecipanti alla dimostrazione. Non si registrano scontri, né lanci di lacrimogeni come nelle recenti manifestazioni.
A mediare tra opposizione ed Ennahda è il principale sindacato del Paese. Intanto giovedì il partito al governo ha fatto sapere di aver accettato una proposta di formare un esecutivo tecnico, ma solo dopo ulteriori trattative. Gli oppositori hanno condannato la mossa del partito islamico sostenendo che si tratti solo di una tattica di stallo. “L’opposizione – ha commentato Karima Souid, membro del partito Al-Massar di centrosinistra – è determinata a dire no a qualsiasi negoziazione prima che il governo venga sciolto. Chiediamo un governo di salvezza pubblica che gestisca gli affari del Paese e porti a termine elezioni libere e giuste, senza paura”.
La Tunisia è stata teatro dello scoppio della Primavera araba, nel gennaio 2011. Le rivolte nel Paese portarono alla caduta di Zine El Abidine Ben Ali e a una transizione politica tutt’altro che tranquilla. Negli ultimi mesi la crisi si è riaccesa, soprattutto dopo gli omicidi dei leader di opposizione Chokry Belaid, ucciso a febbraio, e Mohammed Brahmi, assassinato a luglio.
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