Bamako (Mali), 13 ago. (LaPresse/AP) – L’ex primo ministro del Mali Ibrahim Boubacar Keita ha vinto il ballottaggio per le elezioni presidenziali, dopo che lo sfidante Soumalia Cissé ha ammesso la sconfitta. Una mossa che eviterà un temuto scontro dopo la chiusura delle urne e permetterà al Paese africano di proseguire nell’instaurazione di un governo eletto, punto chiave per ricevere i promessi aiuti internazionali da 4 miliardi di dollari. Ieri sera, Cissé ha effettuato una visita a casa del neo presidente assieme alla moglie e alla famiglia, per ammettere la sconfitta di persona.

In uno scambio amichevole mandato in onda dalla televisione Africable, Cissé ha detto a Keita: “Mi congratulo con te e ti auguro tutto il successo che meriti. Un successo per il nostro Paese, così che tu abbia la forza per affrontare le enormi sfide che ti aspettano”. Keita, 68 anni, era il grande favorito della vigilia, avendo ottenuto quasi il 40% delle preferenze al primo turno. Inoltre aveva incassato il sostegno di molti dei candidati sconfitti nella prima tornata. “Questo – ha dichiarato poi Keita all’emittente – è il simbolo del nuovo Mali. Sono pieno di emozione”.

Ieri sera alcuni sostenitori di Cissé avevano sollevato il dubbio di brogli elettorali contro il partito di Keita, facendo temere un battaglia legale. Ma la mossa del candidato ha messo fino alla questione. Keita in precedenza aveva già corso per la presidenza in due occasioni, nel 2002 e nel 2007. Inoltre è stato ministro degli Esteri e presidente dell’Assemblea nazionale sotto precedenti governi. Nel corso della campagna elettorale ha promesso di ripristinare l’onore del Paese minato dall’insurrezione islamica nel nord, poi fermata dall’intervento armato francese lanciato a inizio febbraio. Molti elettori spiegano di aver votato Cissé, perché ritenuto in grado di risolvere la crisi nel nord, dove i separatisti laici pongono una minaccia alla stabilità. I colloqui con i ribelli del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad dovrebbero iniziare 60 giorni dopo la formazione del governo di Keita e molti maliani diffidano delle negoziazioni con il gruppo.

Soddisfatto per l’esito del voto Ibrahima Sangho, presidente del gruppo di monitoraggio elettorale conosciuto come Apem. “Pensiamo che il vincitore – ha commentato – sia il popolo del Mali, che è andato in massa a votare per mostrare che il popolo vuole uscire dalla crisi. Tuttavia, nessun presidente potrà guidare il Mali come ha fatto negli ultimi vent’anni. La gente controllerà il nuovo presidente da vicino e lo seguirà nelle sue promesse elettorali”. Resta poi il problema dei rifugiati. Ancora 200mila maliani restano nei campi rifugiati nei vicini Niger, Mauritania e Burkina Faso. Un numero ancora sconosciuto di cittadini vive nella capitale Bamako e non può rientrare a casa nel nord.

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