Washington (Usa), 30 lug. (LaPresse/AP) – Raggiungere un accordo di pace in Medioriente è possibile entro nove mesi. È l’obiettivo che i negoziatori di Israele e Anp si sono prefissati dopo il primo round di colloqui tenuti a Washington e mediati dal segretario di Stato Usa John Kerry. È stato proprio il capo della diplomazia statunitense ad annunciarlo, sottolineando che entro due settimane si terrà in Medioriente un nuovo incontro. Le parti, ha sottolineato Kerry in conferenza stampa al fianco dei negoziatori Tzipi Livni, ministra della Giustizia israeliana, e Saeb Erekat, capo negoziatore palestinese, sono impegnate in “negoziazioni sostenute, continue e sostanziali sui temi chiave” che li dividono.
“Molte cose stanno accadendo, e se qualcuno dice che israeliani e palestinesi non possono trovare terreno di intesa, non credetegli”, ha detto poi il segretario di Stato, provando a lanciare un messaggio di speranza per il futuro. “Non possiamo – ha detto – passare in eredità alla prossima generazione” questo conflitto “che dobbiamo risolvere ora. La prossima generazione non può sopportare il dolore del conflitto continuo, della guerra perpetua. Capisco lo scetticismo, ma non c’è tempo per lo scetticismo”.
Soddisfatti dopo l’incontro anche i negoziatori che hanno rilasciato breve dichiarazioni uno affianco all’altra. “È arrivato il momento che il popolo palestinese sia indipendente, sovrano e autonomo e che i palestinesi vivano in condizioni di pace, libertà e dignità nel proprio stato indipendente e sovrano”, ha detto Erekat. “Ritengo che la storia non sia fatta dai cinici, ma dai realisti. E noi dobbiamo essere realisti e sognatori”, ha ribattuto Livni. “Spero – ha aggiunto – che i negoziati che abbiamo avviato oggi lancino una scintilla di speranza, anche piccola” e noi dobbiamo trasformare “quella scintilla di speranza in qualcosa di vero”.