Il Cairo (Egitto), 5 lug. (LaPresse/AP) – Tensione alta in Egitto, dove i Fratelli musulmani hanno indetto per oggi proteste contro l’esercito in quello che hanno chiamato il ‘venerdì della rabbia’. Il gruppo del presidente destituito Mohammed Morsi ha definito l’azione dei militari, con cui Morsi è stato rimosso, un colpo di Stato contro la democrazia e ha dichiarato che non collaborerà con la nuova leadership del Paese. Ieri il presidente della Suprema corte costituzionale Adly Mansour ha giurato come nuovo presidente ad interim. Intanto, Morsi è agli arresti in un luogo non noto, così come oltre una decina di alti esponenti dei Fratelli musulmani.

TIMORE DI VIOLENZE. Le preoccupazioni che si verifichino violenze sono alte, nonostante la Fratellanza abbia chiesto ai sostenitori di manifestare pacificamente. Migliaia di persone sono ferme in protesta alla moschea Rabia al-Adawiya al Cairo, dove sono accampate da giorni, controllate dai veicoli armati dell’esercito fermi lungo la strada. Oggi hanno in programma di marciare fino al ministero della Difesa. L’alto religioso Abdel-Rahman el-Barr, legato ai Fratelli musulmani, ha letto fuori dalla moschea una dichiarazione in cui ha affermato “il rifiuto di partecipare a qualsiasi attività con le autorità usurpatrici”.

ESERCITO: NIENTE AZIONI ARBITRARIE VERSO GRUPPI POLITICI. L’esercito e le forze di sicurezza egiziani non intraprenderanno “misure eccezionali o arbitrarie” nei confronti di alcun gruppo politico, ha dichiarato il colonnello Ahmed Mohammed Ali, con un post sulla propria pagina Facebook. L’esercito ha la “forte volontà di assicurare la riconciliazione nazionale, la giustizia costruttiva e la tolleranza”, ha scritto ancora. Esprimendosi contro “autocompiacimento” e vendetta, ha aggiunto che le proteste pacifiche saranno tollerate e chiesto agli egiziani di non attaccare gli uffici dei Fratelli musulmani per evitare “il ciclo senza fine della vendetta”.

MORSI E COLLABORATORI AGLI ARRESTI. Morsi è agli arresti in una località non nota da mercoledì notte e almeno una decina di suoi alti collaboratori è stata sottoposta ad arresti domiciliari, tutti in località segrete. Tra gli arrestati il leader della Fratellanza, la guida generale Mohammed Badie, il suo predecessore Mahdi Akef, uno dei suoi vice Rashad Bayoumi, il capo del Partito libertà e giustizia Saad el-Katatni, l’ultraconservatore salafita Hazem Abu Ismail. Le autorità hanno anche emesso mandati d’arresto per oltre duecento esponenti del gruppo islamista, tra cui un altro vice della guida generale, Khairat el-Shater. Quest’ultimo e Badie sono ritenuti dall’opposizione i due membri più potenti della Fratellanza durante il mandato di Morsi.

FRATELLI MUSULMANI: RICONCILIAZIONE, ARRESTI INGIUSTIFICATI. “Riconciliazione è il nome della partita, inclusi i Fratelli musulmani. Dobbiamo essere inclusivi”. Così Munir Fakhry Abdel-Nour, alto esponente del gruppo politico islamista egiziano ed ex ministro, ha dichiarato ad Associated Press. Ha aggiunto, riferendosi ai numerosi arresti, che questi sembrano essere stati decisi a causa del timore di incitazioni alla violenza. Ci possono essere lamentele per alcune persone, ha aggiunto Abdel-Nour, “ma questo non giustifica l’arresto”. Ha previsto inoltre che gli esponenti dei Fratelli musulmani saranno rilasciati nei prossimi giorni.

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