Il Cairo (Egitto), 2 lug. (LaPresse/AP) – Sette persone sono morte nei nuovi scontri scoppiati al Cairo tra oppositori e sostenitori del presidente Mohammed Morsi, mentre decine di milioni di persone si sono riversate nelle strade di tutto il Paese nel terzo giorno di proteste. Lo fanno sapere fonti ufficiali ospedaliere e di sicurezza, secondo cui le persone sono morte in tre diversi episodi di violenza. Sale così a 23 il bilancio delle persone rimaste uccise nelle proteste di massa da domenica, quando cadeva l’anniversario dell’inizio del mandato di Morsi.
Al Cairo i manifestanti che chiedono le dimissioni di Morsi si sono diretti verso una nuova meta, il palazzo presidenziale Qasr el-Qobba, dove il presidente ha lavorato negli ultimi giorni. Durante le proteste pare tuttavia non fosse all’interno dell’edificio. Hanno inoltre riempito piazza Tahrir e le piazze centrali di molte altre città. Massiccia la presenza anche dei manifestanti che sostengono Morsi e i Fratelli musulmani, con cui gli oppositori del presidente si sono scontrati. Sono scesi in strada dopo che i leader islamisti più intransigenti hanno chiesto loro di difendere quella che definiscono la legittimità del primo presidente eletto del Paese.
Intanto, Morsi è intervenuto su Twitter annunciando che che non si dimetterà e chiedendo all’esercito di ritirare l’ultimatum fissato per domani. Ha dichiarato di respingere qualsiasi “dettame”, sia esso proveniente dall’interno o dall’esterno dei confini egiziani, e di “affermare la propria adesione alla legittimità costituzionale e respingere ogni tentativo di infrangerla, chiedendo alle forze armate di ritirare il loro ultimatum e respingendo ogni dettame domestico o esterno”.