Il Cairo (Egitto), 1 lug. (LaPresse/AP) – Secondo giorno di proteste in Egitto, da parte dei dimostranti che vogliono le dimissioni del presidente Mohammed Morsi. Mentre decine di migliaia di persone sono di nuovo scese in piazza al Cairo e in altre città, nel pomeriggio l’esercito ha posto un ultimatum. O Morsi e i suoi oppositori raggiungeranno un accordo su come rispondere alle proteste, oppure le forze armate interverranno per promuovere una road map politica e garantiranno poi che questa sia portata avanti. Intanto, nel tardo pomeriggio elicotteri militari hanno sorvolato una piazza Tahrir gremita, mentre diversi ministri, un consigliere di Morsi e un governatore hanno presentato le proprie dimissioni per solidarietà alle proteste.
16 MORTI IN DUE GIORNI DI PROTESTE. Il bilancio di due giorni di scontri è di 16 morti e 781 feriti, ha annunciato alla tv di Stato il portavoce del ministero della Salute, Yehya Moussa. Otto dei morti sono stati registrati al quartier generale dei Fratelli musulmani al Cairo, dove nella notte ci sono stati scontri e che stamattina è stato preso d’assalto da alcuni manifestanti, che lo hanno saccheggiato.
ULTIMATUM DA DIMOSTRANTI: DIMISSIONI ENTRO LE 17 DI MARTEDì. Gli organizzatori delle proteste contro Morsi hanno lanciato un ultimatum al presidente, dandogli tempo fino alle 17 di domani per dimettersi. Il gruppo Tamarod ha inoltre chiesto a polizia ed esercito di esprimere apertamente il proprio sostegno a quella che il movimento di protesta definisce la volontà popolare.
POLITICI SI SFILANO. Cinque ministri hanno presentato le proprie dimissioni per unirsi alle proteste contro Morsi. Secondo i media egiziani si tratta dei titolari di Comunicazioni, Turismo, Affari legali, Ambiente e Risorse. Lo stesso ha fatto il tenente generale Sami Anan, consigliere militare del presidente, che secondo Egypt indepedent ha lasciato in segno di solidarietà con la popolazione che si oppone al presidente e alle sue politiche, da lui descritte come oppressive e tiranniche. Dimissioni anche da Hassan el-Rifaai, governatore della provincia di Ismailia sul canale di Suez, che ha affermato di avere preso la sua decisione nell’interesse della nazione.
ESERCITO: 48 ORE PER TROVARE ACCORDO. L’esercito ha dato a Morsi e ai suoi oppositori un ultimatum di 48 ore per raggiungere un accordo. Se non lo troveranno, le forze armate interverranno per promuovere una road map politica e garantiranno che sia portata avanti. L’esercito ha sottolineato, in una dichiarazione alla tv di Stato, che “non sarà un partito” impegnato “in politica o nel governo”, ma ha ribadito di avere la responsabilità di agire perché la sicurezza nazionale sta affrontando un “grave pericolo”. “Le forze armate – recita la dichiarazione – tornano a chiedere che si risponda alle richieste del popolo e danno a ciascuna delle parti 48 ore come ultima possibilità per farsi carico di un momento storico per una nazione che non perdonerà o tollererà alcun partito che sia lento ad assumersi le sue responsabilità”. È il secondo ultimatum dato dall’esercito affinché le parti raggiungano un accordo. La scorsa domenica, infatti, il ministro della Difesa Abdel-Fattah el-Sissi aveva dato loro una settimana di tempo, scaduto ieri. Morsi ha ripetuto solo la sua offerta di dialogo, che l’opposizione ha però respinto.