Dal nostro inviato Fabio De Ponte
Bruxelles (Belgio), 28 giu. (LaPresse) – Un miliardo e mezzo per combattere la disoccupazione giovanile. E’ questo il principale risultato per l’Italia del vertice Ue che si è concluso oggi a Bruxelles. Nel corso della riunione del Consiglio si è stabilito, ha annunciato il premier Enrico Letta, che a livello comunitario ci saranno 3 miliardi di euro in più, che si andranno ad aggiungere ai 6 già a disposizione del fondo per l’occupazione: si arriva così a 9. ‘Dai calcoli che abbiamo fatto – ha spiegato – siamo in condizioni oggi di dire che, rispetto all’idea originaria’, e cioè ‘che all’Italia potevano toccare 500-600 milioni’, ora ‘sul complesso dei 9 miliardi, riusciremo ad arrivare a un miliardo e mezzo. Quasi triplichiamo la cifra per l’Italia’. Sui numeri però c’è qualche dubbio: il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy parla di 8 miliardi e non di 9. Non solo, ma le prime stime su quello che doveva arrivare all’Italia erano comprese tra i 300 e i 500 milioni e non 600.
‘LE IMPRESE ORA NON HANNO PIU’ ALIBI’. In ogni caso, a prescindere dal dettaglio sui numeri, il dato essenziale è un robusto aumento dello sforzo finanziario messo in campo per combattere la disoccupazione. ‘Le imprese – ha detto Letta – adesso non hanno alibi. Possono assumere giovani con la decontribuzione totale, purché li assumano a tempo indeterminato’. ‘La somma dell’intervento italiano’, ha sottolineato, con il decreto lavoro varato mercoledì dal Consiglio dei ministri ‘e del contributo europeo rappresenta una massa critica’ sufficiente a dare la svolta.
‘LA FINANZA NON E’ PIU’ IL CUORE DELL’EUROPA’. Letta ha rivendicato il merito di essere riuscito a mettere il problema dell’occupazione giovanile al centro del vertice, con una serie di iniziative serrate iniziate a fine maggio con la lettera a Van Rompuy nella quale sollevava la necessità di concentrarsi a Bruxelles soprattutto su questo. ‘Il messaggio che abbiamo dato – ha detto Letta – è che l’Ecofin non è più il cuore dell’Unione europea. Il cuore dell’Ue è le persone. Non sono soltanto i ministri finanziari a decidere’.
L’UNIONE BANCARIA. Ma non si è parlato solo di disoccupazione giovanile al vertice. ‘Abbiamo vinto sulla disoccupazione e sull’unione bancaria, mentre abbiamo pareggiato sulla Bei’, ha spiegato Letta. La vittoria sull’unione bancaria, ha raccontato, è arrivata ‘all’ultimo tuffo, in zona Cesarini’, spiegando che ‘è stata molto importante la presenza del presidente della Bce Mario Draghi’. ‘Stamattina – ha spiegato – era sparito dal documento delle conclusioni del vertice il riferimento alla ‘unione bancaria’. C’era un più generico ‘integrated financial framework’ (cioè ‘quadro finanziario integrato’, ndr). Abbiamo insistito sul punto e abbiamo fatto rimettere la menzione’.
SCONTRO SULLA BANCA EUROPEA DEGLI INVESTIMENTI. Meno bene è andata sulla Bei: ‘Vogliamo – ha spiegato Letta – che la Banca europea faccia di più. Per questo parlo di pareggio’. Insomma, si è ottenuto qualcosa ma si poteva ottenere di più. Nella prima bozza di conclusioni del vertice si parlava di un incremento del 50% di prestiti alle imprese per il periodo 2014-2015. Nel testo finale quell’incremento è sceso al 40%. Al centro della questione, due diverse visioni sul ruolo della Bei: quella di un istituto che per prima cosa si debba preoccupare di difendere la tripla A oppure quella di una banca che si concentri sulla erogazione del credito alle imprese per spingere occupazione e crescita. Sulla questione si scontra ovviamente il fronte dei paesi rigoristi, in particolare Olanda, Finlandia e Svezia, contro quello dei Paesi più orientati a una politica espansiva, in particolare Italia, Spagna e Francia. La Germania, che pure è più orientata alla prima interpretazione, rimane però abbastanza nel mezzo. La cancelliera Angela Merkel, ha rivelato Letta, è stata la prima nell’Ue ad essere informata dell’intenzione del nuovo esecutivo italiano di puntare tutto sull’occupazione. E ha mostrato, ha spiegato il premier, da subito ‘una grande condivisione’ per questa scelta. ‘Nessuno di noi – ha sottolineato Letta – vuole far perdere la tripla A alla Bei, ma si può farlo anche investendo nell’economia reale’. Con il fronte dei Paesi del Sud Europa si è schierato lo stesso Van Rompuy. ‘E’ semplice – ha detto nel corso del vertice – far mantenere la tripla A alla Bei: basta che non investa’.
L’APPROVAZIONE DEL GASDOTTO TAP. Un altro risultato positivo per l’Italia di questo vertice è stato l’approvazione definitiva del progetto Trans-Adriatic Pipeline che porterà il gas azero del Mar Caspio all’Italia. ‘Andrò a Baku – ha annunciato Letta – per ringraziare il primo ministro dell’Azerbaigian per ringraziare il loro governo e avviare le prime attività’. Una scelta che non è piaciuta alla Romania, penalizzata dalla bocciatura del progetto concorrente, che sarebbe passato attraverso appunto la Romania e l’Austria. ‘C’è stato un passaggio teso col presidente romeno’ Traian Basescu durante il vertice, ha raccontato Letta.
LETTA AI MEDIA STRANIERI: ‘GOVERNO E’ SOLIDO’. Il palcoscenico europeo è stato anche l’occasione per il presidente del Consiglio per rassicurare la stampa internazionale sulla solidità dell’esecutivo italiano nonostante le vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi e i quotidiani scontri col Pdl: ‘Sono fiducioso – ha detto a una cronista americana che gli chiedeva cosa succederà se il Cavaliere dovesse perdere il seggio di senatore – che il Pdl sosterrà il governo. Hanno deciso di farlo sia nel voto di fiducia che in tutte le decisioni che abbiamo preso. Sono sicuro che non ci saranno influenze delle vicende giudiziarie di Berlusconi sul governo’. Stessa sicurezza sulla questione del presunto buco generato dai derivati degli anni ’90, su cui ha lanciato l’allarme il Financial Times: ‘Il Ministero dell’Economia ha già fatto un comunicato sulla questione, chiarendo la situazione. Dal nostro punto di vista la vicenda è conclusa’. E ancora, sul tentativo del Pdl di inserire la riforma della giustizia del disegno di legge costituzionale per il comitato delle riforme: ‘Penso – ha liquidato la questione – che le dichiarazioni di Quagliariello abbiano già chiarito’.
‘DAL PDL STIMOLI POSITIVI CHE CI RENDONO PIU’ EFFICACI’. Con un certo sarcasmo ha risposto poi alle accuse del capogruppo Pdl alla Camera Renato Brunetta, che parla di Governo ‘inadeguato’ ad affrontare la crisi: ‘Stimoli positivi – ha detto – che ci rendono ancora più forti ed efficaci’. Per poi rincarare: ‘Sento parlare – ha detto – di otto o dodici miliardi di tagli alla spesa pubblica, e il quesito di come sia possibile non riuscire, su un bilancio così grande come quello italiano, a tagliare otto miliardi di spesa pubblica improduttiva. E’ un termine, ‘improduttiva’, che trovo molto divertente. Come se nel bilancio ci fossero miliardi di spesa pubblica che sta lì e aspetta solo che la tagliamo. Ogni voce della spesa pubblica ha dietro delle persone. Le scelte hanno bisogno di accompagnamenti e attenzioni. Io voglio aggredire la spesa pubblica ma voglio farlo per bene’.
‘GRILLO VOLEVA MANDARE TUTTO IN VACCA’. E non ha rinunciato neanche a una stoccata a Beppe Grillo: ‘Un sito autorevole – ha detto senza nominare il leader del M5S – ha dato una notizia falsa: che per ottenere gli sgravi decisi dal Governo occorreva avere tutte le condizioni previste contemporaneamente, essere disoccupato, alto, basso, tutto insieme, lasciando intendere che tutto il piano per l’occupazione poteva finire in vacca. Questo ha dato il via a polemiche e discussioni, con prese in giro che sono continuate anche il giorno dopo. Si sono tutti lasciati prender la mano da questa falsa informazione, anche la stampa non ha verificato’.
CONCLUSIONE DELLA PROCEDURA DI DEFICIT. Nel documento conclusivo del vertice c’è anche un passaggio sulla fine della procedura di inflazione decisa dall’Ecofin: ‘Il Consiglio europeo – si legge – accoglie l’abrogazione della procedura di deficit eccessivo per diversi Stati membri così come gli sforzi di quelli che si attende raggiungano i loro obiettivi fiscali’. ‘La crescita e il consolidamento fiscale – si sottolinea nel documento – si rafforzano a vicenda. Finanze pubbliche solide sono cruciali perché le autorità pubbliche possano conservare la propria capacità di una crescita sostenibile dell’economia e dell’occupazione’. Il Consiglio, prosegue il testo, ‘richiama le possibilità offerte dal quadro finanziario già in vigore per bilanciare le necessità degli investimenti pubblici produttivi con gli obiettivi della disciplina di bilancio’.
‘ORA PIU’ FLESSIBILITA”. Possibilità che non bastano, ha sottolineato Letta. L’Italia, ha detto, ‘ha ottenuto importanti risultati’ a Bruxelles grazie alla credibilità conquistata con il rispetto degli impegni ma ora il prossimo passo del nostro Paese sarà quello di conquistare una maggiore autonomia nelle scelte. Dal momento che esistono delle sanzioni per il mancato rispetto degli impegni, ha spiegato, occorre che vi siano anche delle premialità. ‘E la principale premialità – ha continuato – è la flessibilità. Abbiamo tutta l’intenzione – ha concluso – di mantenere gli impegni presi e i conti in ordine ma giocandoci a quel punto una maggiore autonomia’.
I BALCANI NELL’UE. Il vertice ha stabilito anche che entro gennaio dovranno partire i negoziati per l’ingresso della Serbia nell’Ue. ‘Ci siamo battuti per questa cosa – ha sottolineato Letta – è importante questa dimensione balcanica dell’Unione’. ‘L’Italia si è spesa molto’, ha aggiunto, anche ‘per l’ingresso della Croazia nell’Ue’, fissato ufficialmente per lunedì primo luglio. ‘Abbiamo brindato’, ha raccontato, annunciando che il capo dello Stato Giorgio Napolitano e il ministro degli Esteri Emma Bonino saranno a Zagabria per la cerimonia dell’ingresso ufficiale. Letta ha espresso soddisfazione anche per il via libera all’apertura di negoziati su un accordo di associazione e stabilizzazione tra l’Ue e il Kosovo.
LO SCIOPERO DEL PERSONALE UE DURANTE IL VERTICE. Mentre di tutto questo si discuteva tra i leader, il personale amministrativo del Consiglio europeo scioperava. Motivo: i tagli voluti dagli Stati membri. Il peso delle scelte di austerità evidentemente è diventato insopportabile perfino nel cuore delle istituzioni di Bruxelles. ‘Quei governi – denunciano i sindacati Ffpe, Rdc e Union Syndicale – stanno negando allo staff dell’Ue quegli stessi diritti per cui l’Ue esiste’. ‘Una carriera nelle istituzioni europee – raccontano i sindacati – ha già perso attrattività tanto che un recente rapporto mostra uno squilibrio geografico allarmante nelle assunzioni: i cittadini di Stati membri a reddito medio o alto non partecipano più alle selezioni’. Un problema di fronte al quale ‘la reazione degli Stati membri è stata quella di chiedere ulteriori tagli’. Chissà se la nuova sensibilità maturata in Consiglio per l’occupazione si estenderà anche a questi lavoratori.