Istanbul (Turchia), 16 giu. (LaPresse/AP) – Nuovi scontri a Istanbul e Ankara durante le proteste antigovernative giunte in Turchia al 17esimo giorno, dopo che ieri sera la polizia ha sgomberato con la forza Gezi Park, sparando gas lacrimogeni e proiettili di gomma contri i dimostranti. Il parco è il cuore delle manifestazioni, nate contro l’abbattimento dei suoi 600 alberi e proseguite in proteste in 78 città contro il governo del premier Recep Tayyp Erdogan, dopo che la polizia ha represso un sit-in pacifico con la violenza. Piazza Taksim resta vuota, cordonata dagli agenti in assetto antisommossa che controllano i documenti e perquisiscono i passanti. Il governatore della città, Huseyin Avni Mutlu, ha annunciato che i raduni nell’area non sono permessi. Ma i dimostranti promettono battaglia. “Riprenderemo piazza Taksim e riprenderemo Gezi Park”, ha promesso Alican Elagoz, portavoce delle proteste a Istanbul. Intanto la tensione è alta anche oggi, in vista delle manifestazioni organizzate per il pomeriggio dal partito del premier contestato Recep Tayyp Erdogan, a pochi chilometri da piazza Taksim.
GEZI PARK SGOMBERATO. Nel parco di Istanbul, al centro delle proteste antigovernative che dal 31 maggio sconvolgono la Turchia, durante la notte le ruspe e i netturbini hanno cancellato ogni segno delle manifestazioni. Dopo che la polizia ha cacciato i dimostranti sparando massicciamente gas lacrimogeni e proiettili di gomma, le ruspe hanno abbattuto le tende e i rifugi improvvisati, strappati gli striscioni e portati via coperte e oggetti. Centinaia i feriti, secondo i dimostranti che hanno bollato come “atroce” l’azione della polizia. Ma la normalità non è tornata nella piazza, isolata dagli agenti per impedire ai dimostranti di tornare.
NOTTE DI SCONTRI A ISTANBUL. Nelle ore successive allo sgombero di Gezi Park, migliaia di persone sono di nuovo scese nelle strade della città, con l’obiettivo di raggiungere da diverse parti il centro delle proteste. Le immagini televisive hanno mostrato la gente camminare nelle strade principali e sul ponte sul Bosforo, attaccata con i lacrimogeni dalla polizia che voleva impedirle di avanzare. Intanto, i dimostranti nelle strade intorno a piazza Taksim hanno alzato barricate improvvisate e tentato di sfuggire ai getti di cannoni ad acqua, ai proiettili di gomma e ai gas lacrimogeni sparati dalla polizia. Gli scontri sono durati ore, fino alle prime ore di oggi.
MIGLIAIA A SMIRNE E ANKARA. Dopo che la polizia è entrata nel parco, massicce proteste contro il governo si sono tenute nella notte anche ad Ankara e Smirne. Nella capitale, sono state almeno 3mila le persone che si sono radunate nella John F. Kennedy street, non lontano dall’ambasciata Usa e dal Parlamento. Deputati dei partiti di opposizione si sono seduti a terra in testa alle proteste, inscenando sit-in pacifici con cui sfidare la polizia in assetto antissommossa intervenuta per fermare i cortei. Migliaia di persone hanno manifestato anche a Smirne.
DIMOSTRANTI: DA POLIZIA AZIONE ATROCE. L’azione della polizia ieri sera a Gezi Park è stata “atroce” e ha causato centinaia di feriti e un numero imprecisato di arresti. Lo ha dichiarato sul proprio sito web Taksim Solidarity, gruppo che racchiude varie anime del movimento turco di protesta. L’organizzazione precisa che i numeri sono stime iniziali. Intanto, l’ufficio del governatore di Istanbul ha fornito un bilancio assai inferiore, parlando di 44 persone curate in ospedale, nessuna in serie condizioni. I manifestanti hanno denunciato anche attacchi della polizia contro i centri di pronto soccorso allestiti nella piazza Taskim e contro i volontari che fornivano assistenza ai feriti.
17 GIORNI DI PROTESTE. Le manifestazioni sono cominciate a Istanbul il 27 maggio per impedire l’abbattimento di 600 alberi di Gezi Park, previsto dal progetto di riammodernamento di piazza Taksim. Dopo un violento intervento della polizia per disperdere il sit-in con lacrimogeni e cannoni ad acqua, tuttavia, il 31 maggio le proteste si sono trasformate in cortei contro il governo del premier Erdogan e si sono estese gradualmente a 78 città del Paese. Tra le principali, Ankara e Smirne. Negli scontri sono morti 5 dimostranti e centinaia sono stati feriti e arrestati.