Istanbul (Turchia), 15 giu. (LaPresse/AP) – L’occupazione di Gezi Park continua. A confermarlo questa mattina, dopo una lunga serie di incontri per decidere come rispondere al governo, è Tayfun Kahraman, uno dei due attivisti di Taksim Solidarity che ieri ha incontro il primo ministro Recep Tayyip Erdogan. Lo stesso gruppo che riunisce varie anime della protesta ha fatto sapere in una nota di voler continuare a “vigilare sul parco”.
INCONTRO CON ERDOGAN. L’incontro di ieri aveva dato alcuni segnali positivi e il governo si era detto d’accordo ad attendere la decisione del tribunale, e poi tenere un eventuale referendum, sul futuro del contestato progetto di riammodernamento del parco, che prevede l’abbattimento di 600 alberi per fare sorgere una replica di una caserma ottomana e un centro commerciale. Ora bisognerà vedere come risponderà il governo all’ultima decisione della piazza.
LACRIMOGENI AD ANKARA. Intanto questa mattina, cercando ancora una volta una strada verso il confronto, è intervenuto sulla questione anche il presidente turco Abdullah Gul. “Ora – ha scritto su Twitter – tutti devono tornare a casa”, sono stati aperti “canali di discussione e dialogo”. Il fine settimana però non si annuncia semplice. Proprio per questi giorni, infatti, i sostenitori del governo hanno convocato contro-manifestazioni a Istanbul e Ankara. E proprio nella capitale, questa mattina, alle prime ore dell’alba, la polizia è intervenuta con cannoni ad acqua e gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti che nella notte hanno costruito barricate vicino al Parlamento, in una strada vicino alla sede dell’ambasciata Usa.
LA PROTESTE. Le manifestazioni sono cominciate a Istanbul il 27 maggio per impedire l’abbattimento di 600 alberi di Gezi Park. Dopo un violento intervento della polizia per disperdere il sit-in, tuttavia, il 31 maggio, le proteste si sono trasformate in cortei contro il governo e si sono estese gradualmente a 78 città. Negli scontri di queste settimane cinque persone hanno perso la vita e cinquemila sono rimaste ferite. L’ultima vittima è un ragazzo di 26 anni, Ether Sarisuluk, deceduto dopo alcuni giorni in ospedale, dopo essere stato colpito alla testa da un lacrimogeno.