Turchia, saliti a 5 i morti. Ultimatum di Erdogan: Via da Taksim

Ankara (Turchia), 13 giu. (LaPresse/AP) – Ancora tensione in Turchia. Dopo il segnale di apertura di ieri con la proposta di un referendum su Gezi Park, il governo stamattina è tornato a mostrare il pugno di ferro ed Erdogan ha lanciato un “ultimo avvertimento” ai dimostranti chiedendo loro di lasciare piazza Taksim. Incerta la tempistica dell’ultimatum, visto che già ieri Erdogan aveva dichiarato che le manifestazioni sarebbero terminate entro 24 ore. Intanto nella notte si sono verificati scontri ad Ankara e stamattina è giunta la notizia della quinta vittima dall’inizio delle proteste.

GOVERNO: VIA DA PIAZZA TAKSIM. A fare sentire la sua voce stamattina è stato per primo il ministro dell’Interno, Muammer Güler, dicendo che la situazione a Gezi Park “non può continuare in questo modo”. Poco dopo Erdogan, parlando davanti a una platea di funzionari del suo partito ad Ankara, ha lanciato ai manifestanti un “ultimo avvertimento”, dicendo che la sua pazienza stava per esaurirsi. Il premier ha annunciato che i dimostranti, da lui definiti “criminali”, saranno rimossi da piazza Taksim. “Questa piazza appartiene alle persone di Istanbul, alle persone di tutto il Paese e a tutti i visitatori internazionali quindi non possiamo permettere ai criminali di andare in giro liberamente, puliremo la piazza”, ha detto.

PARLAMENTO UE CONDANNA USO ECCESSIVO FORZA. Sempre in mattinata è giunta una condanna alla Turchia da parte del Parlamento Ue, che ha approvato una risoluzione non vincolante in cui esprime preoccupazione per “l’uso sproporzionato ed eccessivo della forza” da parte della polizia turca e “deplora le reazioni del governo turco e del primo ministro Erdogan”, accusando lo stesso premier di acuire la polarizzazione della situazione. La mozione è stata approvata per alzata di mano. Durissima la posizione di Erdogan in merito. “Non riconoscerò la decisione del Parlamento europeo su di noi”, ha tuonato. “Chi vi credete di essere per prendere una decisione del genere?”, ha aggiunto.

SALGONO A 5 I MORTI. Sono salite a cinque le vittime dall’inizio delle proteste, dal momento che un manifestante è morto per le ferite riportate negli scontri con la polizia in tenuta antisommossa dello scorso 1° giugno ad Ankara. La vittima è un ragazzo di 26 anni, Ether Sarisuluk, che era in condizioni critiche da giorni ed è stato dichiarato morto oggi. A riferirlo l’avvocato della famiglia, Sema Aksoy. Si pensa che il giovane sia stato colpito alla testa da un candelotto di gas lacrimogeni. Sono invece oltre 5mila i feriti da quando gli scontri sono cominciati.

SCONTRI AD ANKARA NELLA NOTTE. Intanto nella notte si sono verificati nuovi scontri ad Ankara, dove la polizia ha usato lacrimogeni e cannoni ad acqua per interrompere le proteste di circa 2.500 manifestanti, che avevano allestito barricate su una strada che porta agli uffici del governo. Proteste senza scontri invece a Istanbul, dove ieri sera i dimostranti hanno nuovamente formato una catena umana che abbracciasse tutta piazza Taksim per impedire frizioni con la polizia. Questo nonostante il governatore di Istanbul, Hüseyin Avni Mutlu, aveva annunciato su Twitter che gli agenti non sarebbero intervenuti.

GOVERNO PROPONE REFERENDUM SU TAKSIM. Ieri il governo aveva mostrato il primo segnale di apertura dall’inizio delle manifestazioni, lanciando l’ipotesi di un referendum su Gezi Park. Nonostante questo i dimostranti non sembrano intenzionati a porre fine alle proteste, che entrano oggi nel 14esimo giorno. L’apertura era giunta dopo che nel pomeriggio il premier Recep Tayyip Erdogan aveva incontrato nel suo ufficio di Ankara una delegazione di 11 attivisti. L’ipotesi della consultazione popolare sembra una mossa acuta da parte di Erdogan: innanzitutto il premier pare pronto a scommettere che il consenso nei suoi confronti gli garantirebbe una facile vittoria del piano alle urne; dall’altra per i dimostranti sarebbe complesso rifiutare la proposta del referendum, visto che accusano Erdogan di essere poco democratico. Il governo ha fatto sapere che un eventuale referendum riguarderebbe comunque solo il progetto di ricostruzione di un’antica caserma ottomana, mentre i cittadini non verrebbero consultati sulla demolizione di un centro culturale alla quale si oppongono i manifestanti.

L’INCONTRO DI IERI FRA ERDOGAN E DELEGAZIONE. Non mancano le critiche per il meeting di ieri fra il premier e la delegazione di attivisti, nella quale molti dei manifestanti dicono di non riconoscersi. All’incontro, fra l’altro, non ha partecipato il gruppo ‘Taksim Solidarity’, principale oppositore del contestato piano di riammodernamento di piazza Taksim a Istanbul. “Le persone che sono al meeting non rappresentano ‘Taksim Solidarity’. Sono persone che non hanno nulla a che fare con quello che stiamo portando avanti qui”, ha affermato a Gezi Park Ongun Yucel, membro del gruppo. La piattaforma continua a ribadire le stesse richieste: che Gezi rimanga un parco pubblico, che i funzionari responsabili degli eccessi della polizia vengano licenziati e che tutti i manifestanti arrestati vengano rilasciati.

DA PROTESTE PER GEZI PARK A CONTESTAZIONE DEL GOVERNO. Le manifestazioni sono cominciate a Istanbul il 27 maggio per impedire l’abbattimento di 600 alberi di Gezi Park previsto dal progetto di riammodernamento di piazza Taksim. Dopo un violento intervento della polizia per disperdere il sit-in con lacrimogeni e cannoni ad acqua, tuttavia, il 31 maggio le proteste si sono trasformate in cortei contro il governo e si sono estese gradualmente a 78 città del Paese. Tra le principali, Ankara e Smirne.