Huairou (Cina), 9 giu. (LaPresse/AP) – Liu Hui, cognato del premio Nobel per la Pace Liu Xiaobo, è stato condannato in Cina a 11 anni di detenzione per frode. La pesante pena è stata decisa in una breve udienza nel tribunale della cittadina di Huairou, vicino a Pechino, mentre i suoi avvocati difensori continuano ad affermare che le accuse siano del tutto inventate. Ritengono, così come familiari e sostenitori internazionali, che l’imputazione e la condanna di Liu Hui siano state una ulteriore punizione per il cognato Lui Xiaobo e per la moglie.
PUNIZIONE A LUI XIAOBO E MOGLIE. Liu Xiaobo e la moglie Liu Xia sono entrambi intellettuali e attivisti per i diritti umani. Il primo sta scontando 11 anni di carcere, dopo essere stato il primo firmatario di una carta a sostegno della democrazia nel 2008 ed essere stato accusato di incitamento alla sovversione del potere dello Stato. Il premio Nobel per la Pace gli è stato conferito nel 2010, mentre si trovava in prigione. La moglie, poetessa, è agli arresti domiciliari da due anni e mezzo. Le autorità cinesi per il processo hanno concesso la rara autorizzazione di assistere alle udienze. È costretta a vivere in un appartamento senza telefono e connessione internet, perché non possa diventare un punto di riferimento per altri attivisti. Per due volte è riuscita a parlare apertamente delle sue posizioni, attirandosi l’ira di Pechino. Una volta ha rilasciato dichiarazioni ad Associated Press, l’altra ad attivisti che sono riusciti ad aggirare la sicurezza e a farle visita nel suo appartamento.
CONDANNA PESANTE. La condanna a 11 anni per il cognato del premio Nobel è particolarmente dura anche per gli standard cinesi. La condanna è stata comminata per l’accusa di frode legata a un accordo su un terreno. Per questo reato la legge cinese prevede infatti un massimo di 10 anni di detenzione, ma i giudici possono in casi particolari prolungare la pena.
MOGLIE DI LIU XIAOBO: NON VEDO SPERANZA. “A giudicare da quanto accaduto alla mia famiglia e dal tipo di vita che ho vissuto negli ultimi due anni, non posso dire di aver assistito ad alcun miglioramento (nella situazione dei diritti umani in Cina, ndr) e non vedo alcuna speranza”. Così Liu Xia, moglie di Liu Xiaobo e sorella di Liu Hui. Ha detto che le autorità in Cina sono state disoneste nel perseguire la sua famiglia, in lacrime mentre per pochi istanti ha parlato ai giornalisti fuori dall’auto che dopo l’udienza l’ha riportata alla sua abitazione. “Come hanno potuto condannarlo a 11 anni? Questa cosa non sta in piedi. Non lo so, forse questo Paese ha perso il senno, o forse ci odiano così tanto?”, ha detto.
UE: PREOCCUPATI. “L’Unione europea ribadisce la sua richiesta alle autorità cinesi di rilasciare Liu Xiaobo” ed è “preoccupata che la prosecuzione e condanna di Liu Hui possa essere legata alla situazione della sorella Liu Xia, moglie di Liu Xiaobo”. Lo ha dichiarato Raphael Droszewski, delegato dell’Ue a Pechino, dopo aver assistito all’udienza di condanna.