Dacca (Bangladesh), 13 mag. (LaPresse/AP) – A quasi tre settimane dalla tragedia, i soccorritori impegnati nelle ricerche tra le macerie del palazzo crollato a Dacca, in Bangladesh, fanno sapere che le operazioni sono terminate. Secondo quando riferisce il brigadier generale Mohammad Siddiqul Alam Shikder, le vittime trovate sono state 1.127. Il palazzo di otto piani, progettato per ospitare uffici e negozi, ospitava cinque fabbriche di abbigliamento, ed è collassato il 24 aprile, seppellendo principalmente operai. Alcuni giorni prima del crollo, era scattata l’emergenza per alcune crepe individuate nella struttura, ma i proprietari delle azienda intimarono ugualmente gli operai di recarsi al lavoro.
LE RICERCHE. Fin dal primo giorno, sul posto sono stati impegnati centinaia di soccorritori, con gru idrauliche, bulldozer, pale e strumenti per tagliare il ferro. “Stiamo ancora rimuovendo le macerie con grande attenzione, e abbiamo trovato altri corpi senza vita”, spiegava questa mattina il maggiore Moazzem Hossain, che guida le squadre di soccorso. Ora si sta cercando di identificare i corpi in stato di decomposizione attraverso le carte di identità.
SOPRAVVISSUTA: MAI PIU’ OPERAI TESSILE. Venerdì i soccorritori erano riusciti a trovare viva una donna, a 17 giorni dalla tragedia. Incontrando oggi i giornalisti dal letto di ospedale, la ragazza, Reshma Begum, ha fatto sapere che non tornerà mai più a lavorare in una fabbrica di abbigliamento. La 19enne ha sottolineato inoltre che non avrebbe mai pensato di riuscire a uscire viva dalla tragedia. La ragazza è riuscita a sopravvivere grazie all’acqua e ai biscotti introdotti tra le macerie dai soccorritori.
CONTROLLI IN AZIENDE. Il dramma di Dacca, il peggiore nel settore industriale tessile della storia, ha spinto il governo a lanciare una serie di controlli e misure, per garantire un miglioramento delle condizioni lavorative. Dal 24 aprile il ministero dell’Industria tessile ha avviato una serie di ispezioni nelle fabbriche del Paese e ha ordinato la chiusura temporanea di 22 stabilimenti in cui non venivano rispettati standard di sicurezza e lavorativi.
LIBERTA’ DI ASSOCIAZIONE SINDACALE. Intanto oggi, il governo ha fatto sapere che anche i lavoratori dell’industria tessile potranno dar vita a sindacati di settore, senza dover chiedere l’autorizzazione ai proprietari delle fabbriche. “Da ora non sarà più necessario alcun permesso. Il governo lo sta facendo per il benessere dei lavoratori”, ha spiegato il portavoce del governo Mosharraf Hossain Bhuiyan, dopo un incontro di Gabinetto presieduto dal primo ministro Sheikh Hasina, durante cui l’esecutivo ha approvato una modifica alla legge sul lavoro del 2006. A favore del cambiamento hanno fatto pressioni i sindacati locali e internazionali. Benché la legge del 2006 tecnicamente permetta i sindacati, che esistono in molte altri settori industriali del Bangladesh, i proprietari delle aziende tessili non li hanno mai permessi, sostenendo che potrebbero portare a una diminuzione della disciplina tra i lavoratori.
SALARI MINIMI. Ieri il governo aveva lanciato inoltre un piano per arrivare a un aumento dei salari minimi degli operai del settore. In questo senso, come confermato dal ministro dell’Industria tessile Abdul Latif Siddiky, verrà costituita una commissione che nel giro di tre mesi emetterà raccomandazioni per l’aumento delle paghe. L’organismo sarà composto da rappresentanti delle industrie, dei lavoratori e del governo.