Turchia, Pkk conferma: Da domani via a ritiro ribelli verso nord Iraq

Ankara (Turchia), 7 mag. (LaPresse/AP) – Inizierà domani il ritiro dei ribelli del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) dalla Turchia verso il nord dell’Iraq. Lo ha confermato il gruppo stesso in una nota riportata dall’agenzia di stampa pro-curda Firat, in cui si precisa che il primo gruppo di militanti lascerà la Turchia domani e si stabilirà in varie basi nel nord dell’Iraq entro una settimana.

Il Pkk aveva dichiarato a marzo un cessate il fuoco, impegnandosi a ritirare i propri membri dal territorio della Turchia nell’ambito dei colloqui di pace mirati a porre fine al conflitto, iniziato nel 1984 e costato la vita a decine di migliaia di persone. L’organizzazione lotta per una maggiore autonomia nel sudest della Turchia, a maggioranza curda. Sia il governo di Ankara sia i leader del Pkk hanno assicurato che il ritiro si svolgerà in maniera tranquilla e senza ostentazione. Selahattin Demirtas, il leader del Partito pace e democrazia, pro-curdo, ha fatto sapere che ci vorranno tre o quattro mesi per completare le operazioni.

Il ritiro, si poi legge nella nota, inizierà nonostante gli atti “provocatori” da parte della Turchia, tra cui la costruzione di nuove postazioni militari al confine, alcuni voli di ricognizione di droni senza equipaggio e la mobilitazione militare nel sudest del Paese. Il gruppo ha fatto sapere che i ribelli sfrutteranno i percorsi usati abitualmente per attraversare il confine con l’Iraq. Non è chiaro quanti militanti inizieranno il ritiro domani; secondo le stime di Ankara, i ribelli che operano all’interno del Paese sono tra 1.500 e duemila.

La Turchia aveva chiesto al Pkk di consegnare le armi prima di lasciare il territorio, e il governo del primo ministro Recep Tayyip Erdogan non è del tutto soddisfatto dei dettagli del cessate il fuoco annunciato dal Pkk. Come condizione per continuare i colloqui di pace i ribelli hanno chiesto ad Ankara di introdurre riforme democratiche mirate a offrire maggiori diritti ai curdi e un’amnistia per tutti i militanti in carcere, tra cui il leader del Pkk Abdullah Ocalan.