Bangladesh, proprietario palazzo crollato trasferito a Dacca: 381 morti

Savar (Bangladesh), 29 apr. (LaPresse/AP) – Mentre sono sempre più flebili le speranze di trovare sopravvissuti, sale a 381 il bilancio delle vittime del crollo del palazzo di otto piani, avvenuto mercoledì alla periferia di Dacca, capitale del Bangladesh. Intanto oggi, per protestare contro le condizioni di lavoro nelle fabbriche di abbigliamento, centinaia di persone sono scese in strada nel sobborgo di Ashulia e hanno dato fuoco a un’ambulanza. Lo rende noto l’emittente privata Independent Tv. Nell’edificio crollato mercoledì lavoravano migliaia di dipendenti di compagnie che producevano abiti, anche per il mercato occidentale. Le autorità hanno chiuso tutte le fabbriche di abbigliamento nei distretti industriali di Ashulia e Gazipur, tra cui una dove sono state rilevate delle crepe e che in precedenza era stata evacuata.

POCHE SPERANZE DI TROVARE SOPRAVVISSUTI. Ieri, attorno a mezzanotte, i soccorritori hanno dispiegato una gru idraulica e attrezzature pesanti per rompere e tagliare le massicce lastre di cemento in segmenti più piccoli e facili da spostare. “Stiamo procedendo con cautela. Se ci fosse ancora un’anima viva, cercheremo di salvarla”, ha spiegato il portavoce dell’esercito Shahinul Islam. Ma le possibilità di trovare sopravvissuti sono ormai ridotte quasi a zero. “C’è poca speranza di trovare persone ancora in vita. I nostri uomini sono dentro e hanno individuato alcune persone morte al piano terra. Ma non hanno più visto sopravvissuti”, afferma il brigadiere generale Ali Ahmed Khan, che guida le squadre dei vigili del fuoco sul posto. Dall’area sono andati via i volontari civili, dopo giorni di soccorsi, e sono rimasti solo i soldati i divisa mimetica verde. Scomparse anche le ambulanze che negli ultimi cinque giorni hanno trasferito in ospedale i feriti e le persone estratte dalla macerie.

PROPRIETARIO A DACCA DOPO ARRESTO. Questa mattina il primo ministro Sheikh Hasina ha fatto visita all’area del crollo e poi si è recato in un vicino ospedale, dove ha incontrato i sopravvissuti, per la prima volta dal giorno del disastro. Hasina aveva ordinato nei giorni scorsi l’arresto del proprietario del palazzo, Mohammed Sohel Rana, fermato ieri vicino al confine con l’India dove stava probabilmente cercando di fuggire. L’uomo è stato trasferito in elicottero a Dacca e oggi nei suoi confronti dovrebbero venir presentate accuse di negligenza. Aveva infatti il permesso per costruire il palazzo di cinque piani, a cui poi ne ha aggiunti tre abusivamente.

MANCATO INTERVENTO. Alcuni testimoni riferiscono che Rama, prima del crollo, quando già erano state individuate delle crepe, abbia assicurato le autorità che l’edificio era sicuro. La polizia ne ha ordinato l’evacuazione. Una banca e alcuni negozi al primo piano hanno chiuso, ma i proprietari delle fabbriche di abbigliamento ai piani superiori hanno ordinato ai dipendenti di continuare a lavorare. Poche ore dopo il palazzo è crollato. La polizia ha arrestato anche quattro proprietari di tre aziende che lavoravano nello stabile. Fermati anche due ingegneri. Intanto le televisioni locali riportano che l’Alta corte del Bangladesh ha congelato i conti bancari dei proprietari di tutte e cinque le aziende che lavoravano nel palazzo.

DEVASTANTE TRAGEDIA. Quella di Dacca è la peggiore tragedia che abbia mai colpito l’industria dell’abbigliamento in Bangladesh, il cui giro d’affari è di circa 20 miliardi di dollari all’anno. Tra le aziende che lavoravano nel palazzo ci sono Phantom Apparels, Phantom Tac, Ether Tex, New Wave Style e New Wave Bottoms, alcune delle quali producono abbigliamento per il mercato occidentale. In tutto impiegavano nell’edificio 3.122 lavoratori, ma non è chiaro quante persone si trovassero al suo interno al momento del crollo.