Venezuela al voto, sfida Maduro-Capriles per eredità di Chavez

Caracas (Venezuela), 14 apr. (LaPresse/AP) – A poco più di un mese dalla morte del presidente Hugo Chavez, che guidava il Paese dal 1999, il Venezuela torna oggi alle urne per scegliere il nuovo capo di Stato. La campagna elettorale che si è chiusa venerdì è durata appena dieci giorni, e ha visto i principali candidati, il presidente ad interim Nicolas Maduro e il leader dell’opposizione Henrique Capriles, confrontarsi in modo serrato. Le urne si sono aperte alle 6 ora locale, quando in Italia erano le 12.30, e chiuderanno dodici ore più tardi, a meno che ci sia ancora gente in coda. I risultati ufficiali sono attesi tre ore dopo, in piena notte italiana. Sono quasi 19 milioni gli elettori registrati, che esprimeranno la propria preferenza con il voto elettronico, grazie a computer con touch-screen.

SQUILLI DI TROMBA E VOCE DI CHAVEZ. A svegliare i venezuelani prima dell’alba sono stati squilli di tromba diffusi da camion, tradizionale metodo usato dal governo per invitare i cittadini a recarsi alle urne. Dagli altoparlanti hanno risuonato anche l’inno nazionale cantato da Chavez e una canzone militare che lui rese popolare.

MADURO VOTA E PROMETTE: NESSUN PATTO CON BORGHESIA. Poco dopo pranzo, Maduro si è recato alle urne, accompagnato dalla moglie Cilia Flores, procuratore generale della Repubblica, dai figli e dai familiari di Chavez. Queste elezioni, ha dichiarato prima di votare, significano “amore per un causa, amore per la storia e per la patria. Stiamo battendo il record di partecipazione”. Il capo di Stato ad interim ha espresso la sua preferenza attraverso il sistema elettronico. Quindi ha inserito la ricevuta cartacea del voto nell’urna di cartone allestita presso il seggio. Non prima però di mettersi una mano sul cuore e di guardare verso il cielo, pregando brevemente per il mentore Chavez, scomparso il 5 marzo dopo una lunga battaglia contro il cancro.

MADURO PER LA CONTINUITA’. All’apertura delle urne il favorito dai sondaggi (l’ultimo di Datanalisis lo dà al 55%) è Nicolas Maduro, 50 anni, ex autista di autobus, sindacalista, a lungo ministro degli Esteri del governo di Chavez. Fu proprio da quest’ultimo, negli ultimi mesi di vita, a designarlo come suo successore. È candidato del Partito socialista unito del Venezuela. Molto vicino a Cuba, ha tenuto una campagna elettorale rievocando in più occasioni la figura di Chavez, garantendo di portare avanti la sua “rivoluzione socialista”. Poco dopo la morte del presidente, Maduro ha aperto un profilo Twitter ufficiale, utilizzandolo frequentemente, proprio come faceva il suo mentore. Giovedì ha terminato la campagna elettorale con un bagno di folla a Caracas, affiancato da Diego Armando Maradona, con cui poi ha fatto visita alla tomba di Chavez al Cuartel de la Montaña, nella capitale.

LO SFIDANTE CAPRILES. Lo sfidante è il 40enne Henrique Capriles Radonski, governatore dello Stato di Miranda. Nipote di un sopravvissuto all’Olocausto, è già stato sconfitto da Chavez nelle elezioni dello scorso 11 ottobre. Candidato del fronte di opposizione noto come Mesa de la Unidad Democratica, è sostenuto dal settore privato. Ha promesso di non smantellare i programmi anti-povertà avviati dal carismatico leader bolivariano, ma di cambiare politica per quel che riguarda le espropriazioni.

I TEMI DELLA CAMPAGNA. Il Venezuela conta 28 milioni di abitanti e le maggiori riserve petrolifere accertate del mondo. Sotto i quasi 14 anni di governo di Chavez, milioni di persone sono usciti da povertà e analfabetismo, e si è registrata una maggiore resistribuzione del reddito. A preoccupare sono ancora l’alta inflazione (quella annuale ha toccato il 20%), la carenza di cibo, i frequenti blackout elettrici e l’alto tasso di criminalità. Temi su cui si è concentrata la campagna elettorale. In seguito all’inflazione il governo ha imposto controlli sui prezzi dei beni di prima necessità. Ma la minore produzione e i controlli sulla valuta hanno causato carenze di alimenti, tra cui zucchero, caffè, farina di mais, pollo e manzo.

L’EREDITA’ POLITICA. Né Maduro, né Capriles posseggono lo stile e la forza espressiva di Hugo Chavez, deceduto il 5 marzo dopo una lunga lotta contro il cancro. Tuttavia, il candidato del Psuv è riuscito a trarre consensi dalla forza popolare che si è dimostrata vicina al presidente defunto e che ha creato fiumi di persone alla camera ardente tenuta aperta diversi giorni. Maduro ha puntato sui programmi sociali dedicati alle fasce più povere della popolazione, per garantire casa, cibo a prezzi economici, assistenza sanitaria e altri servizi. Ha invocato il leader bolivariano incessantemente e nel comizio finale di Caracas ha portato con sé il programma del mandato di Chavez, mai terminato a causa della morte, e ha ribadito quali sono i suoi obiettivi. “Non sono qui perché sono ambizioso, non ho mai aspirato a nulla. La mia unica aspirazione – ha dichiarato – è vedere il mio Paese camminare sulle sue gambe. Non riesco a ricordare un giorno della mia vita in cui non abbia lavorato per Chavez”.

SIMBOLO DELLA CLASSE LAVORATRICE. E che l’eredità del presidente sia fondamentale per il futuro lo dimostrano i sostenitori di Maduro. Votare per il presidente ad interim, ha spiegato Efren Perez, ispettore della compagnia elettrica statale, guardando la folla in festa giovedì sera a Caracas, “è un ordine che ci è stato dato, per un uomo che ha onorato i poveri, che ha creato questa vita. Perché voteremo Maduro? Perché è un’eredità, una missione, un ordine”. Dopo aver vissuto anni all’ombra di Chavez, l’ex sindacalista ha iniziato a costruirsi un’immagine propria e molti lo identificano con la classe lavoratrice. “Il problema – commenta ancora Perez – è che l’oligarchia, la borghesia, odia il fatto che lui, un lavoratore, un autista di bus, sia il presidente virtuale del Venezuela”.

CAPRILES: SE VOLETE FUTURO CAMBIATE GOVERNO. Dal canto suo, durante la campagna, Capriles ha puntato principalmente sulle carenze del governo in materia di sicurezza, mancanza di cibo, alta inflazione e frequenti blackout elettrici. “Se volete un futuro – ha dichiarato nell’ultimo comizio – dobbiamo cambiare il governo, darvi l’opportunità di un progetto differente”. Il governatore dello Stato di Miranda, che ha chiuso la sua campagna negli Stati occidentali di Apure e Lara, si è detto convinto che la gigantesca folla riunita da Maduro a Caracas giovedì sera sia stata possibile solo perché il governo ha chiuso gli uffici pubblici e mandato i dipendenti statali alla marcia. “Siamo in presenza di un brutale uso delle risorse statali per mobilitare migliaia di persone da tutto il Paese verso Caracas. Ciò che conta è quello che accadrà domenica, quando il voto metterà fine a questo abuso di potere”, ha affermato Carlos Ocariz, direttore della campagna di Capriles. Ma i partecipanti alla marcia, tra cui molti studenti universitari, giurano che nessuno li ha costretti a manifestare e difendono con forza il movimento chavista.