Siria, Assad scrive a Brics: Aiutateci a mettere fine a violenze

Damasco (Siria), 27 mar. (LaPresse/AP) – In una lettera pubblicata questa mattina dai giornali siriani, il presidente Bashar Assad ha lanciato un appello ai Paesi del Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) riuniti a Durban affinché lavorino “per una immediata cessazione delle violenze, che garantirebbe il successo di una soluzione politica” in Siria. “Questo – aggiunge Assad – richiede un chiaro volere internazionale a prosciugare le fonti del terrorismo e fermare le azioni di finanziamento e armamento” dei ribelli.

Il presidente ha poi sottolineato come la Siria sia da tempo soggetta ad “azioni di terrorismo sostenute dalle nazioni arabe, regionali e occidentali”. Nella lettera critica poi le sanzioni imposte da Europa e Usa sul governo di Damasco e chiede ai leader dei Brics di “esercitare ogni possibile sforzo per mettere fine alla sofferenza del popolo siriano, causata dalle sanzioni”. Queste ultime, aggiunge Assad, “stanno colpendo direttamente le vite della nostra gente”.

Ieri, durante il summit a Durban, al presidente sudafricano Jacob Zuma e al russo Vladimir Putin è stato chiesto se utilizzeranno la propria influenza per persuadere Assad a permettere l’accesso agli aiuti umanitari dentro i confini siriani, come chiesto da molti attivisti. Zuma ha ignorato la domanda, mentre Putin ha dichiarato: “Ci penserò”. Prima, il presidente russo aveva fatto sapere che i leader riuniti in Sudafrica lavoreranno in modo congiunto “per una risoluzione pacifica alla crisi”.

Intanto però non si fermano le violenze nel Paese. Secondo quanto riportano l’Osservatorio siriano per i diritti umani e i Comitati di coordinamento locali, oggi si sono registrati scontri e bombardamenti in alcuni villaggi dell’area di Quneitra, come Bir Ajam, Rasm al-Hawa e Ein el-Darb, nei pressi delle alture del Golan. Secondo l’Osservatorio, i ribelli hanno distrutto tre avamposti dell’esercito vicino a Bir Ajam. Gli attivisti riportano anche la notizia di raid aerei lanciati dall’esercito sulla città di Qusair, vicino al confine con il Libano, e su Qaboun, quartiere della capitale Damasco.