Bruxelles (Belgio), 25 mar. (LaPresse/AP) – L’accordo sul salvataggio di Cipro è stato raggiunto. Dopo ore di colloqui a Bruxelles, cominciati ieri pomeriggio, nella notte l’Eurogruppo ha dato il suo benestare al piano per concedere il prestito da 10 miliardi di euro, scongiurando di fatto il rischio della bancarotta e dell’uscita di Nicosia dall’euro. In cambio degli aiuti, Nicosia dovrà compiere un’ampia ristrutturazione del suo sistema bancario, ma sono salvi i depositi sotto i 100mila euro. Con l’accordo “abbiamo posto fine all’incertezza che nell’ultima settimana ha interessato Cipro e la zona euro”, ha detto il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, e per la direttrice del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde si tratta di una “soluzione duratura, durevole e del tutto finanziata”. Le misure dovranno passare adesso ai Parlamenti di diversi Paesi dell’eurozona e, secondo i leader Ue, l’approvazione definitiva dovrebbe giungere a metà aprile. Non è richiesta tuttavia nessuna approvazione da parte del Parlamento di Cipro perché si tratta di una ristrutturazione del sistema bancario e non di una tassazione.
I TERMINI DELL’ACCORDO. Il punto su cui bisognava trovare l’intesa erano le condizioni attraverso le quali Cipro avrebbe dovuto raccogliere 5,8 miliardi di euro, cioè la cifra stabilita per assicurarsi il prestito di salvataggio da 10 miliardi. Per evitare il default o il collasso del suo sistema bancario, Cipro aveva bisogno di molto di più che 10 miliardi, ma il motivo per cui i creditori internazionali non hanno voluto offrire di più è che con un prestito più alto il debito del Paese sarebbe salito a livelli non sostenibili. È per questo che a Nicosia si è chiesto di raccogliere parte del denaro.
In base all’accordo, Nicosia si impegna ad aumenti delle tasse e privatizzazioni, ma soprattutto alla ristrutturazione del suo sistema bancario. La banca Laiki, la seconda del Paese e tra le più esposte al debito greco, sarà divisa in una ‘good bank’ e una ‘bad bank’. La ‘good bank’ confluirà in Bank of Cyprus, mentre la ‘bad bank’ sarà chiusa. Perderanno un importo non precisato i titolari di depositi di Laiki al di sopra dei 100mila euro e i detentori di titoli: da questa mossa, in particolare, ci si aspetta di riuscire a raccogliere 4,2 miliardi di euro o comunque la parte più consistente dei 5,8 miliardi necessari. Secondo gli analisti, per gli investitori le perdite arriveranno fino al 40%. Per quanto riguarda Bank of Cyprus, i depositi al di sopra dei livelli garantiti saranno congelati finché non sarà chiarito se e in che misura anche in questo caso verranno imposte delle perdite. Dijsselbloem ha difeso poi l’approccio di imporre delle perdite ai titolari di depositi bancari, affermando che le misure “saranno concentrate dove ci sono i problemi, cioè nelle grandi banche”.
ORE DI TENSIONE A BRUXELLES. L’accordo sul piano è giunto dopo ore di colloqui, che si sono susseguiti a Bruxelles a partire da ieri pomeriggio. Prima il presidente cipriota Nicos Anastasiades, giunto con il ministro delle Finanze Michalis Sarris, ha partecipato a una serie di incontri con i rappresentanti della troika in preparazione dell’Eurogruppo. Poi è giunto l’ok dei ministri delle Finanze della zona euro, che si sono riuniti con un ritardo di oltre tre ore visto che i negoziati con la troika erano ancora in corso. Fonti vicine ai colloqui avevano riferito di un’atmosfera molto tesa nei colloqui fra troika e rappresentanti di Nicosia, spiegando che Anastasiades aveva addirittura minacciato le dimissioni. Che le trattative sarebbero andate per le lunghe, comunque, era stato chiaro sin dal pomeriggio. “Un accordo ci sarà ma arriverà tardi perché ci sono molti dettagli sui quali bisogna accordarsi”, aveva detto al suo arrivo il ministro delle Finanze Michael Noonan dell’Irlanda, che detiene la presidenza di turno dell’Ue.
SCONGIURATO RISCHIO BANCAROTTA. Se Cipro non fosse riuscita a ottenere l’ok al piano per raccogliere i 5,8 miliardi e ad assicurarsi così il prestito di salvataggio internazionale, le banche rischiavano il collasso entro pochi giorni. La Bce, infatti, aveva informato che in assenza di un accordo avrebbe smesso di finanziare gli istituti di credito dell’isola. I membri della zona euro, dal canto loro, temevano naturalmente le ricadute che la bancarotta e l’eventuale uscita di Cipro dall’euro avrebbero avuto sui mercati.
PRELIEVO FORZOSO E NO DEL PARLAMENTO. Il piano originario, sul quale Cipro e i partner della zona euro si erano accordati la scorsa settimana, prevedeva l’imposizione del cosiddetto prelievo forzoso. In pratica si trattava dell’introduzione di una tassa una tantum sui depositi bancari di Cipro, inizialmente fissata al 6,76% per i titolari di conti nelle banche cipriote inferiori a 100mila euro e al 9,9% per i titolari di depositi superiori ai 100mila euro. Queste percentuali iniziali erano state però emendate prima di essere sottoposte al voto del Parlamento martedì, in modo da tutelare i piccoli risparmiatori non tassando i depositi sotto i 20mila euro. Nonostante questo l’aula aveva bocciato il piano. Da lì è ripartita la maratona dei negoziati, mentre la Russia aveva fatto sentire la sua voce visto che gran parte dei depositi bancari a Cipro appartengono a correntisti russi e ammontano a cifre molto alte.
LE NORME APPROVATE VENERDI’. Una prima svolta era arrivata venerdì sera, quando il Parlamento cipriota ha approvato tre leggi cruciali: una prevede l’introduzione di restrizioni sulle transazioni finanziarie, un’altra istituisce un fondo di solidarietà per raccogliere investimenti e contributi e la terza legge chiave prevede la ristrutturazione delle banche in difficoltà, tra cui Laiki Bank che è la seconda del Paese. Tramite la ristrutturazione approvata venerdì, le autorità cipriote stimavano che restavano da raccogliere 3 miliardi dei 5,8 miliardi richiesti. L’accordo raggiunto nella notte a Bruxelles amplia questa ristrutturazione, portando in pratica alla dissoluzione della banca Laiki e imponendo pesanti perdite ai correntisti dell’istituto di credito con depositi consistenti e ai detentori di titoli.