Siria, comandante Nato: Pronti a intervento militare con richiesta Onu

Washington (Usa), 20 mar. (LaPresse/AP) – Diversi Paesi della Nato stanno lavorando a vari piani per l’eventualità di un intervento militare in Siria per porre fine alla guerra civile in corso da due anni. Lo ha affermato il comandante delle forze Nato in Europa, l’ammiraglio americano James Stavridis, nel corso di un’audizione al Senato degli Stati Uniti. Stavridis ha spiegato che, tra le ipotesi che si stanno valutando, ci sono anche quella di utilizzare l’aviazione per imporre una no-fly zone, come avvenne in Libia nel 2011, e di fornire assistenza militare ai ribelli. Come nel caso della Libia, ha spiegato Stavridis, ci sarebbe bisogno di un mandato ai 28 Paesi Nato da parte di una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. “Se chiamati, noi siamo pronti a impegnarci come avvenne in Libia”, ha detto Stavridis, sottolineando però che tra i membri Nato ci sono posizioni divergenti su eventuale supporto letale ai ribelli, no-fly zone e altre ipotesi. “Ancora si tratta di posizioni diverse a livello nazionale, non si è creato un approccio complessivo della Nato”, ha spiegato l’ammiraglio.

Rispondendo a una domanda del presidente della commissione forze armate del Senato, il democratico Carl Levin, il comandante della Nato ha detto che tra le opzioni sul tavolo c’è anche quella di prendere di mira le difese aeree siriane. Il che si potrebbe fare con le batterie di difesa missilistica Patriot schierate in Turchia lungo il confine meridionale con la Siria. I Patriot, ha spiegato Stavridis, sono in grado di abbattere aerei. “La situazione siriana continua a peggiorare”, ha detto infine l’ammiraglio statunitense. “Non si intravede la fine di questa feroce guerra civile”, ha concluso.

Stavridis ha poi delineato la situazione che a suo parere verrebbe a crearsi in caso di caduta di Bashar Assad. A suo parere il rischio è il ripetersi di una situazione analoga a quella seguita alla guerra nei Balcani. “Abbiamo visto nei Balcani 100mila persone uccise, un milione, due milioni di persone spinte oltre i confini e due guerre significative, una in Bosnia-Erzegovina e una in Serbia e Kosovo”, ha detto Stavridis. “Purtroppo penso che questo è probabilmente il futuro che aspetta la Siria. Così sarà dopo la caduta del regime di Assad”, ha argomentato il comandante Nato, spiegando che a suo parere “ci sono alte probabilità di uccisioni vendicative e conflitti interreligiosi fra diverse parti della popolazione”. “È molto difficile riuscire a vedere i pezzi della Siria tornare insieme in modo facile”, ha concluso l’ammiraglio statunitense.