Washington (Usa), 19 mar. (LaPresse/AP) – Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama sarà da domani a sabato in visita in Medioriente, dove non proporrà però alcun nuovo piano per la soluzione della questione israelo-palestinese. Si recherà in Israele, Cisgiordania e Giordania, e tra i temi che affronterà ci sarà anche quello del programma nucleare iraniano e della sua possibile minaccia ai Paesi dell’area. In viaggio in Medioriente sarà anche il segretario di Stato John Kerry, che l’ambasciata Usa di Gerusalemme ha fatto sapere è atteso oggi, un giorno prima di Obama. Per quest’ultimo si tratta della seconda visita in Medioriente in qualità di presidente, dopo che vi si recò poco dopo aver assunto la carica, nel 2009.
Lo scenario politico nel frattempo è mutato profondamente, con i leader deposti dalle rivolte della Primavera araba e i cambiamenti al potere in Tunisia, Egitto, Libia e Yemen, mentre in Siria continua il conflitto civile contro il presidente Bashar Assad. Costanti invece lo stallo nella questione israelo-palestinese, che da allora non ha fatto progressi verso la pace, e le accuse all’Iran di perseguire lo sviluppo di armi nucleari, programma che procede nonostante le minacce e le sanzioni internazionali.
I funzionari statunitensi hanno tenuto basse le aspettative per il viaggio. Sia per quanto riguarda i rapporti tra israeliani e palestinesi, per cui non è attesa la presentazione di alcun nuovo piano che li possa portare al tavolo dei negoziati, sia per quanto riguarda la Siria, visto che non è previsto nessun nuovo piano per la soluzione della crisi.
Dagli Stati Uniti la visita in Israele, Cisgiordania e Giordania è piuttosto stata presentata come simbolica e stabilizzante. Gli Obiettivi di Obama sono rassicurare gli israeliani che gli Usa sono pronti a sostenerli di fronte a ogni minaccia, ma anche dire ai palestinesi che la loro aspirazione a essere riconosciuti come Stato è negli interessi della sicurezza americana.
In particolare, uno dei passaggi chiave del viaggio di Obama sarà il discorso agli israeliani, in cui ribadirà loro l’amicizia e l’appoggio degli Usa. Questo a causa delle tensioni nelle relazioni personali tra il presidente e il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che si sono trovati in disaccordo su alcuni punti tra cui gli insediamenti in zone rivendicate dai palestinesi. Il risultato delle tensioni è stata una diminuzione senza precedenti del sostegno a Obama in Israele.
Il presidente si recherà anche a vedere una batteria Iron Dome, sistema di difesa antimissile che gli Usa hanno finanziato con centinaia di milioni di dollari, per sottolineare l’impegno concreto di Washington nella sicurezza di Israele. Ma la presenza di Obama in Israele vuole anche essere un chiaro messaggio per gli attori anti-israeliani nella regione, tra cui Iran, il gruppo militante libanese Hezbollah e la fazione palestinese Hamas.
Obama tenterà di incoraggiare i leader israeliani a essere più sensibili alle nuove realtà della regione, non intraprendendo azioni che provochino o irritino gli attori con cui vuole migliori relazioni. Un messaggio simile sarà indirizzato al presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas, dopo che la sua amministrazione ha chiesto e ottenuto all’Onu il riconoscimento di Stato per la Palestina, in mancanza di un accordo di pace.
Secondo le attese, Obama sosterrà di nuovo che simili atti minano le possibilità di tornare al tavolo dei negoziati, sottolineando però che gli Usa restano a favore di una soluzione a due Stati e continueranno a impegnarsi per raggiungerla. In Giordania, il più solido tra i Paesi arabi vicini agli Usa, l’intezione della visita è sostenere la monarchia nel restare un solido pilastro regionale, soprattutto dopo che il movimento islamico dei Fratelli musulmani è salito al potere in Egitto.
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