Nairobi (Kenya), 4 mar. (LaPresse/AP) – Urne aperte in Kenya per le elezioni presidenziali e la giornata elettorale è cominciata con una serie di violenze che hanno provocato almeno 21 morti fra Mombasa, Kilifi e Garissa. La tensione è alta e i timori sono diffusi visto che negli scontri post elettorali scoppiati dopo il voto del 2007 morirono oltre mille persone. I cittadini sono chiamati a scegliere fra otto candidati, ma la sfida vera è tra due politici: il vice primo ministro Uhuru Kenyatta e il premier Raila Odinga. La presenza di tanti candidati rende probabile che Odinga e Kenyatta dovranno andare al ballottaggio ad aprile, quando le tensioni potrebbero salire ulteriormente. Il rischio di violenze è dovuto anche a problemi etnici. Kenyatta è un Kikuyu, mentre Odinga è un Luo. I sondaggi mostrano un testa a testa fra i due, che hanno entrambi un consenso intorno al 45%. Sono stati dispiegati 99mila agenti per garantire la sicurezza. Alle urne sono chiamati 14 milioni di elettori e i seggi chiuderanno alle 15 ora italiana. Pare che l’affluenza sia alta.
ATTACCHI E VITTIME. Il primo attacco è avvenuto intorno alle 2 di notte a Mombasa, dove circa 200 membri del gruppo secessionista Mombasa Republican Council (Mrc) armati di pistole, machete e archi con frecce hanno teso un agguato alla polizia. In questa aggressione sono morti quattro agenti e tre assalitori. Successivamente una serie di tre attacchi a nord di Mombasa, a Kilifi. Qui sono morti sei membri del gruppo, quattro ufficiali governativi e due civili. Prima dell’apertura delle urne inoltre, nella tarda serata di ieri, si era verificato un attentato nella città di Garissa, il cui obiettivo sembra fosse un candidato al Parlamento. Il politico è rimasto illeso e le vittime sono un paramedico della Croce rossa e un autista. A seguito dei nuovi episodi di violenza sono stati inviati altri 400 agenti di polizia a Mombasa per innalzare il livello di sicurezza.
LUNGHE CODE, OPERAZIONI DI VOTO LENTE. Lunghe code si sono già create infatti sin dalle prime ore del mattino e le operazioni di voto sembrano rallentate dalla nuova tecnologia del riconoscimento anti frode delle impronte digitali, introdotta per evitare le accuse di brogli che hanno portato agli scontri post elettorali fra 2007 e 2008. Il presidente della Commissione elettorale indipendente, Ahmed Issack Hassan, ha invitato gli elettori a non lasciarsi intimidire dalle violenze e ha lanciato un appello agli addetti affinché assicurino che i cittadini non debbano aspettare in fila per ore per poter votare.
AFFLUENZA ALTA. Pare che l’affluenza alle urne sia alta. Un osservatore di un gruppo dell’Uganda, il National Consultative Council, si è detto impressionato. “Il caso si può confrontare solo con quando in Sudafrica è stato eletto presidente Nelson Mandela”, ha detto Christopher Kibanzanga. “La gente è andata a votare numerosa, lo spirito patriottico è ritornato”, ha aggiunto.
CHI SONO KENYATTA E ODINGA. Kenyatta, figlio del primo presidente del Kenya indipendente Jomo, deve affrontare davanti alla Corte penale internazionale (Cpi) l’accusa di aver orchestrato le violenze post elettorali del 2007-2008. In caso di vittoria, potrebbe dover trascorrere parte del suo mandato all’Aia ed Europa e Stati Uniti potrebbero ridurre le relazioni con il Kenya. Anche un altro candidato, William Ruto, affronta accuse davanti alla Cpi. Kenyatta voterà nella scuola elementare Mutomo di Gatundu. Il premier Odinga, invece, è figlio del primo vice presidente del Paese. Odinga ha già votato in un seggio allestito in una scuola elementare. “Sono sicuro che in queste elezioni si voterà per il cambiamento”, ha detto, aggiungendo che “mai prima i kenyoti sono andati alle urne così numerosi”. Le violenze alle ultime presidenziali scoppiarono dopo che nelle elezioni del 2007 Odinga fu sconfitto da Mwai Kibaki. Le tensioni si risolsero con la nomina di Odinga a primo ministro in un governo di coalizione guidato da Kibaki presidente, con Kenyatta vice premier.
I MOTIVI DELLE VIOLENZE. Da mesi si lavora in Kenya per ridurre le tensioni legate al voto, ma diversi fattori rendono probabili ulteriori violenze anche in questa tornata elettorale. Secondo la polizia, alcuni criminali avrebbero in programma di travestirsi in uniforme da poliziotti e disturbare lo svolgimento delle operazioni di voto in alcune località del Paese. Inoltre sui seggi pesa, stando alle informazioni di intelligence al confine tra Somalia e Kenya, il rischio di attentati da parte dei militanti somali. In terzo luogo un gruppo secessionista lungo la costa ha minacciato di compiere attacchi e le tribù di appartenenza dei due candidati principali hanno alle spalle una lunga storia di relazioni tese. A complicare le cose, il fatto che oggi si vota anche per eleggere 47 nuovi governatori, il che fa innalzare i rischi di problemi a livello locale.
TRA I CANDIDATI ANCHE IL FRATELLASTRO DI OBAMA. Tra i governatori, per lo Stato di Siaya, è in corsa un fratellastro di Barack Obama, Malik. Rievocando il tema della campagna elettorale di Obama del 2008, il fratellastro dell’inquilino della Casa Bianca ha scelto ‘il cambiamento’ come uno degli slogan della sua campagna.
ALLARME ATTENTATI IN CONTEA GARISSA. Le autorità locali della contea di Garissa hanno fatto sapere di avere compiuto intercettazioni dalle quali emergerebbe che sono stati pianificati attacchi terroristici. I soldati stanno infatti pattugliando la regione per prevenire eventuali attacchi di al-Shabab, il gruppo somalo legato ad al-Qaeda. Controlli intensi in particolare nel campo rifugiati di Dadaab, dove vivono oltre 400mila somali. Qui sono stati dispiegati circa 300 soldati dell’ala paramilitare dell’esercito nota come General Service Unit (Gsu).