Egitto, ElBaradei lancia boicottaggio voto: Non parteciperemo a raggiro

Il Cairo (Egitto), 23 feb. (LaPresse/AP) – Continua il botta e risposta sulle elezioni parlamentari in Egitto, che ieri il presidente Mohammed Morsi ha fissato per decreto in diverse tranche a partire dal 27 aprile. Dopo le critiche già espresse ieri, il leader del Fronte nazionale di salvezza, Mohamed ElBaradei, ha lanciato questa mattina un invito a boicottare il voto, per “rivelare la falsità della democrazia” del Paese. Scrivendo su Twitter, ElBaradei ha sottolineato che si tratta del rinnovo dello stesso invito fatto nel 2010 sotto l’allora presidente Hosni Mubarak. “Non voglio prendere parte a un raggiro”, ha aggiunto ElBaradei motivando il suo appello. Parole e cui risponde il partito Libertà e giustizia, legato ai Fratelli musulmani egiziani, gruppo a cui appartiene il presidente Morsi. “Sfuggire a un test popolare – scrive su Facebook Essam el-Erian, il numero due del partito – significa solo che qualcuno vuole assumere l’autorità esecutiva senza un mandato democratico”.

Il decreto emesso da Morsi stabilisce che i 27 governatorati egiziani saranno divisi in quattro gruppi i quali voteranno separatamente, ciascuno per due giorni, proprio a partire dal 27 aprile. Il nuovo Parlamento si riunirà il 6 luglio. Le elezioni sono necessarie a seguito dello scioglimento del Parlamento giunto lo scorso 14 giugno, dopo il pronunciamento della Corte costituzionale, la quale decretò che un terzo dei membri della Camera bassa era stato eletto in modo illegale.

L’opposizione accusa presidente e Fratelli musulmani di monopolizzare il potere e di aver fatto marcia indietro sulle promesse fatte in campagna elettorale di voler creare un governo inclusivo di tutte le parti della società e introdurre riforme di vasta portata. I sostenitori di Morsi sostengono invece che il nuovo governo non possa trovare una soluzione nel giro di poco tempo agli anni di negligenza e cattiva amministrazione del regime di Hosni Mubarak, durato 29 anni. Le tensioni tra le parti sono aumentate nel secondo anniversario della rivolta, lo scorso 25 gennaio, quando i disordini nelle strade sono durati giorni e hanno provocato la morte di 70 persone. E intanto oggi, migliaia di persone sono nuovamente scese in piazza per chiedere le dimissioni del presidente, mentre lo sciopero generale che sta bloccando Port Said è entrato nel suo sesto giorno consecutivo.