Città del Messico (Messico), 21 feb. (LaPresse/AP) – Il Messico lavorerà in collaborazione con la Croce rossa internazionale per cercare le migliaia di persone scomparse negli ultimi sei anni di guerra del narcotraffico. L’accordo è stato firmato nel corso di una cerimonia pubblica dal capo della Croce rossa internazionale e dal segretario dell’Interno Miguel Angel Osorio Chong.
In una nota la Cri ha fatto sapere che fornirà “studi, protocolli e assistenza tecnica relativa alla ricerca per gli scomparsi”, ma non ha fornito dettagli specifici. Il sottosegretario agli Interni per i diritti umani messicano, Lia Limon, ha spiegato a Mvs Radio che il governo lavorerà per raccogliere campioni di Dna dalle famiglie degli scomparsi, dati che la Limon ha definito fondamentali per individuare rapporti di corrispondenza tra le persone scomparse e le migliaia di cadaveri senza nome trovati in Messico negli ultimi anni. L’ufficio del procuratore generale, ha quindi aggiunto, ha raccolto una lista di 27.523 persone che non sono più state trovate e il governo sta lavorando per individuare nuove informazioni. Il database sarà costantemente aggiornato.
Lo scorso anno l’organizzazione Propuesta Civica aveva stilato una lista di oltre 20mila persone scomparse dall’inizio del mandato dell’ex presidente Felipe Calderon, il primo dicembre 2006, il quale lanciò una campagna armata contro i cartelli della droga. Nel lungo elenco comparivano ufficiali di polizia, muratori, casalinghe, avvocati, studenti, uomini d’affari e oltre 1.200 bambini al di sotto degli 11 anni. Tutti elencati uno per uno con dati come nome, età, genere, luogo e data della scomparsa.
Al problema si è dedicata anche la ong Human Rights Watch che ieri ha diffuso un rapporto dove vengono descritti 249 casi di scomparsa, molti dei quali, sembra, causati dai militari o dalle forze di sicurezza. Hrw sottolinea come il personale di sicurezza messicano spesso lavori con i criminali, arrestando le vittime e consegnandole alle bande. E per questo, l’organizzazione chiede al governo del nuovo presidente Enrique Pena Nieto di intraprendere passi concreti per cambiare le procedure di sicurezza, come ad esempio nuove regole affinché i detenuti vengano immediatamente condotti agli uffici dei procuratori e non portati nelle basi militari o nelle stazioni di polizia.
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