Julian Assange: Se eletto in Senato Australia potrei tornare libero

Canberra (Australia), 18 feb. (LaPresse/AP) – Diventare senatore in Australia per provare a riconquistare la libertà. È l’idea del fondatore di WikiLeaks Julian Assange che, intervistato dal sito di informazioni The Conversation dall’ambasciata dell’Ecuador dove dalla scorsa estate è rifugiato, ha spiegato che in caso di conquista di un seggio alle elezioni del 24 settembre, il dipartimento di Giustizia Usa potrebbe ritirare le sue indagini di spionaggio per non rischiare un caso diplomatico. E il governo britannico, ha affermato il giornalista australiano, seguirebbe l’esempio, altrimenti “i costi politici dell’attuale stallo diventerebbero ancora più grandi”.

Assange è rifugiato dallo scorso giugno nell’ambasciata di Quito a Londra, e l’Ecuador gli ha garantito l’asilo diplomatico per evitare l’estradizione in Svezia dove deve essere interrogato per due casi di violenza sessuale. La scorsa settimana, i suoi sostenitori lo hanno iscritto al voto nello Stato di Victoria, passo necessario per la nomina a candidato. Le candidature per il Senato si chiuderanno il 22 agosto di quest’anno e il mandato di sei anni inizierà il primo luglio 2014. Gli australiani che vivono all’estero possono iscriversi alle liste elettorali, e quindi correre come candidato, se hanno lasciato il Paese negli ultimi tre anni e intendono tornare entro sei anni dalla data di partenza.

Assange ha toccato per l’ultima volta il suo australiano nel giugno del 2010 e ora progetta di registrare un nuovo partito politico, il partito WikiLeaks, per candidarsi in diversi Stati australiani. Durante l’intervista si è detto certo che la nuova formazione raccoglierà il minimo di 500 sostenitori necessari per la registrazione. Già la scorsa settimana, la portavoce del gruppo WikiLeaks Australian Citizens Alliance, Sam Castro, aveva fatto sapere che, nel caso in cui Assange venisse eletto e non potesse assumere l’incarico, verrebbe scelto al suo posto un altro rappresentante del partito.

E intanto la campagna elettorale raccoglie il sostegno della famiglia di Assange. Il padre, l’architetto John Shipton, ha annunciato che sarà il direttore generale del gruppo. “Il partito – ha dichiarato – si impegna per le cause abbracciate da Julian: trasparenza, responsabilità di governo e, ovviamente, diritti umani”. Dalla sua parte anche la madre, Christine Assange, secondo la quale “c’è già molto entusiasmo tra la popolazione per un cambiamento”.