Nuova Delhi (India), 9 feb. (LaPresse/AP) – E’ stato impiccato questa mattina nel carcere di Tihar, a Nuova Delhi, Mohammed Afzal Guru, condannato a morte per l’attentato del 2001 contro il Parlamento indiano. Lo ha fatto sapere il ministero dell’Interno di Nuova Delhi. La richiesta di grazia finale è stata respinta pochi giorni fa.

Dopo la notizia, nel Kashmir indiano si sono verificate proteste in cui quattro persone sono rimaste ferite, tra cui nella cittadina di Sopore di cui Guru era originario, mentre le autorità si attendono ulteriori disordini a seguito dell’esecuzione. Migliaia di poliziotti e paramilitari sono stati schierati per affrontare disordini e violenze, mentre il coprifuoco è stato imposto nell’area. Le trasmissioni dei canali televisivi via cavo nella regione sono state sospese.

Guru si trovava nel braccio della morte dalla prima condanna della Corte suprema, nel 2002. Diversi appelli erano stati respinti e la Corte suprema aveva fissano l’esecuzione nell’ottobre 2006. Fu però sospesa perché la moglie dell’uomo presentò richiesta di grazia alla presidenza indiana, ultima possibilità di fermare il boia. Il no è arrivato questa settimana.

Diversi gruppi per i diritti umani, non solo indiani, hanno denunciato che Guru non ha avuto un processo giusto. L’uomo ammise in interviste televisive di aver aiutato a organizzare l’attacco in cui morirono 14 persone, tra cui cinque assalitori, ma in seguito negò il coinvolgimento dicendo di aver confessato a causa di torture subite. Secondo la procura era membro del gruppo militante con base in Pakistan Jaish-e-Mohammed, accusa che Guru ha negato.

L’esecuzione non era stata annunciata neppure ai familiari ed è stata eseguita in segreto, dopo che diverse proteste avevano sconvolto il Kashmir già al momento della condanna a morte. Una modalità simile è stata usata per l’uccisione a novembre scorso di Mohammed Ajmal Kasab, unico responsabile sopravvissuto degli attacchi di Mumbai nel 2008.

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