Phoenix (Arizona, Usa), 30 gen. (LaPresse/AP) – Nel giorno in cui l’ex deputata Gabrielle Giffords si è presentata davanti alla commissione giustizia del Senato per chiedere al Congresso di agire contro la violenza delle armi da fuoco, e mentre il Paese è ancora con il fiato sospeso per il bambino preso in ostaggio da un uomo che ha assalito uno scuolabus in Alabama, gli Stati Uniti sono teatro dell’ennesima sparatoria. Teatro dell’ultimo episodio è un complesso di uffici di Phoenix, in Arizona, dove in serata almeno tre persone sono rimaste ferite, una in modo grave, da colpi di arma da fuoco. La polizia in serata ha circondato la casa di un sospetto, a circa 10 chilometri dal luogo della sparatoria.

Le informazioni sulla vicenda sono arrivate frammentate. La notizia è stata inizialmente diffusa dalle televisioni locali che hanno mostrato l’edificio circondato da ambulanze e mezzi della polizia e dei vigili del fuoco, e i feriti portati via in barella. Il sergente Tommy Thompson ha riferito che il sospetto è arrivato nell’edificio intorno alle 10.30 ora locale (le 18.30 in Italia) e ha iniziato a litigare con qualcuno. Poco dopo ha aperto il fuoco. Le autorità hanno evacuato l’edificio circa mezz’ora i primi spari. I lavoratori che si trovavano all’interno del palazzo hanno chiuso le porte dei propri uffici mentre gli agenti delle unità speciali SWAT hanno effettuato controlli nel complesso. Alcuni testimoni riferiscono di aver sentito un suono metallico e di aver visto due persone giacere a terra dietro l’edificio.

In serata gli agenti speciali hanno circondato la casa del presunto responsabile e hanno chiesto la sua resa. Due veicoli corazzati della polizia sono parcheggiati a nord dell’abitazione. “Non vogliamo che ci succeda qualcosa e non vogliamo farti del male, non peggiorare la situazione ulteriormente”, ha detto un poliziotto parlando al megafono. L’identità del sospetto non è stata resa nota.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata