Sofia (Bulgaria), 19 gen. (LaPresse/AP) – Fallito attentato in Bulgaria contro Ahmed Dogan, leader del partito della minoranza turca Movimento per i diritti e le libertà. Mentre il politico stava tenendo un discorso a Sofia, un uomo si è arrampicato sul podio e gli ha puntato una pistola alla testa. Non è stato esploso nessun colpo e Dogan è riuscito a colpire l’aggressore prima che altri delegati del partito lo immobilizzassero. L’attentatore è stato poi arrestato dalla polizia, che lo ha portato via. Quella usata è una pistola a gas; è considerata un’arma non letale, ma secondo gli esperti se i colpi vengono esplosi a distanza ravvicinata possono provocare ferite mortali.
AGGRESSORE ARRESTATO E PORTATO IN OSPEDALE. Le immagini mandate in onda dalla televisione mostrano diverse persone che prendono l’aggressore a pugni e calci mentre è disteso a terra. Dopo l’arresto, la polizia lo ha portato in ospedale e non è chiaro se abbia riportato ferite gravi. Resta inoltre poco chiaro come l’uomo sia riuscito a passare i controlli di sicurezza e ad entrare nella sala del comizio, dove si trovavano circa tremila persone.
CHI E’ L’ATTENTATORE. L’aggressore è stato identificato con Oktai Enimehmedov, 25enne bulgaro originario della città costiera di Burgas e appartenente alla minoranza turca. Oltre alla pistola a gas portava con sé due coltelli. Il ministro dell’Interno della Bulgaria, Tsvevtan Tsvetanov, ha detto ai giornalisti che l’assalitore aveva precedenti per possesso di droga e rapina.
IL PARTITO ERA RIUNITO PER SCEGLIERE NUOVO LEADER. Il Movimento per i diritti e le libertà è un partito liberale e rappresenta la minoranza turca e parte dei musulmani, che costituiscono circa il 12% della popolazione di 7,3 milioni di abitanti. Durante la conferenza si sarebbe dovuto eleggere il successore di Dogan alla leadership del partito. Dogan, 58 anni, è alla guida del gruppo fin dalla sua fondazione nel 1990. Lyutvi Mestan, che si pensava sarebbe diventato il nuovo leader, ha detto che “il motivo vero dell’aggressione è il linguaggio dell’odio e del conflitto”. Quello di oggi è il più grave attacco a un politico avvenuto nella Bulgaria post comunista dopo l’uccisione dell’ex primo ministro Andrei Lukanov nel 1996.