Algeri (Algeria), 19 gen. (LaPresse/AP) – Sembra essersi conclusa la crisi degli ostaggi nello stabilimento petrolifero di In Amenas, in Algeria. Le forze speciali algerine hanno lanciato oggi il blitz finale, nel quale i militanti hanno ucciso 7 ostaggi e i soldati hanno a loro volta ucciso 11 militanti. Il bilancio complessivo dei quattro giorni di crisi è di 23 ostaggi e 32 militanti uccisi. A riferirlo è stato in serata il governo dell’Algeria. Intanto la società petrolifera di Stato algerina, Sonatrach, fa sapere che l’intera raffineria di In Amenas è piena di mine ed è cominciato il processo di rimozione degli esplosivi. Secondo i media locali, i militanti avevano in programma di far saltare in aria il complesso.
IL BILANCIO DI VITTIME E LIBERATI. Il ministero dell’Interno dell’Algeria ha fatto sapere che sono stati uccisi tutti i 32 sequestratori e sono morti anche 23 ostaggi, non precisando però quanti di loro siano stranieri. Inoltre le persone liberate sarebbero in totale 685 algerini e 107 lavoratori stranieri. Algeri riferisce poi che l’esercito ha confiscato mitragliatrici, lanciarazzi e granate che erano attaccate a cinture esplosive usate per gli attacchi suicidi. Le cifre dell’ultima operazione (7 ostaggi e 11 militanti morti nel blitz di oggi) sono state fornite dall’agenzia di stampa di Stato algerina Aps e sembrano compatibili con le ricostruzioni che si erano fatte finora sul numero di militanti e ostaggi. Per quanto riguarda i sequestrati, ieri i militanti avevano fatto sapere ai media mauritani di avere in mano ancora sette stranieri: tre belgi, due statunitensi, un giapponese e un britannico. Tanti quanti gli ostaggi che sarebbero stati uccisi oggi. Anche i terroristi sarebbero tutti morti: il governo algerino aveva infatti parlato dall’inizio di circa 30 sequestratori, e di 18 era già stata annunciata la morte nei giorni scorsi.
ASSALTO CONCLUSO. La conferma della conclusione del blitz arriva dai governi di Norvegia e Regno Unito. Lo stabilimento di In Amenas è gestito dalla Bp, dalla società norvegese Statoil e dalla società petrolifera di Stato algerina Sonatrach, che intanto riferisce che l’intero complesso è pieno di mine. Probabilmente, spiegano i media algerini, i militanti volevano far saltare in aria tutto. La bonifica è cominciata.
L’INIZIO DELLA CRISI DEGLI OSTAGGI. La crisi degli ostaggi è iniziata nelle prime ore di mercoledì con un tentativo fallito di agguato contro bus che trasportavano i dipendenti dal campo petrolifero verso il vicino aeroporto. La scorta militare dei bus ha aperto il fuoco contro gli aggressori e in questo scontro sono morti un britannico e un algerino, che era probabilmente una guardia di sicurezza. A questo punto il gruppo terroristico si è diretto verso l’impianto di gas naturale, prendendo in ostaggio lavoratori algerini e anche di nazionalità straniere. L’esercito algerino è intervenuto due volte. La prima volta giovedì, con elicotteri, e la seconda volta con il blitz di oggi, nel quale sarebbero stati uccisi 7 ostaggi stranieri e 11 militanti. La ricostruzione dei fatti, sin dall’inizio dell’attacco, è stata incerta. Molti dettagli sono emersi tuttavia dal racconto delle persone che riuscivano via via a fuggire. Un ingegnere filippino, per esempio, racconta che gli ostaggi sono stati usati come scudi umani e costretti a indossare cinture esplosive intorno al collo. Ruben Andrada, 49 anni, ingegnere civile che lavora per la compagnia giapponese Jgc, ha raccontato ad Associated Press che quando giovedì un elicottero militare ha aperto il fuoco sui veicoli con cui i militanti trasportavano gli ostaggi, questi ultimi sono stati usati come scudi umani.
TRA LE VITTIME UN FRANCESE, UN AMERICANO E UN ROMENO. Stando alle cifre fornite dal ministero dell’Interno algerino, gli ostaggi uccisi sono 23. Non è chiaro tuttavia di che nazionalità siano. Quello che si sa è che certamente fra le vittime ci sono un americano del Texas, un cittadino britannico e uno francese. Il ministro della Difesa, Jean-Yves Le Drian, ha spiegato che la vittima francese si chiamava Yann Desjeux ed era un ex membro delle forze francesi speciali, che faceva parte del team di sicurezza del campo. Gli altri tre francesi coinvolti sono invece riusciti a fuggire. Dalla Romania, inoltre, il premier Victor Ponta annuncia che un ostaggio romeno è stato ucciso, mentre quattro sono riusciti a fuggire illesi. Dalla Norvegia, il ceo di Statoil Helge Lund, uno dei gestori del campo, fa sapere che mancano all’appello sei norvegesi dei 17 che si trovavano nel campo al momento dell’attacco. Quattro su 18, invece, i dipendenti di BP dei quali non si hanno notizie.
CHI SONO I SEQUESTRATORI. A rivendicare la responsabilità dell’attacco è stato il gruppo terroristico guidato da Mokhtar Belmokhtar e noto come Brigata mascherata. Secondo i dati diffusi dal governo algerino i sequestratori erano 32, provenienti da diversi Paesi; solo tre erano algerini. Centinaia le persone prese in ostaggio. Poi a poco a poco alcuni sono riusciti a fuggire, altri sono stati liberati e altri ancora sono stati uccisi.
ATTACCO PIANIFICATO DA DUE MESI. Un membro del gruppo ha rivelato a un sito d’informazione mauritano che la pianificazione dell’attacco era in corso da due mesi. Inizialmente i militanti avevano detto che l’operazione era mirata a fermare l’attacco della Francia contro i militanti islamici nel vicino Mali, il che sembrerebbe confliggere con i due mesi di preparazione. Tuttavia il membro del gruppo fa sapere che l’Algeria era stata individuata come obiettivo perché ci si aspettava che il Paese avrebbe sostenuto gli sforzi internazionali contro gli estremisti nel vicino Mali. A compiere il sequestro, rivela ancora la fonte, è stata l’unità speciale chiamata ‘Coloro che firmano con il sangue’, incaricata proprio di attaccare i Paesi che appoggiano l’intervento in Mali.