Algeria, attaccato giacimento gas: 2 morti, rapiti 41 stranieri

Algeri (Algeria), 16 gen. (LaPresse/AP) – La crisi del Mali si allarga all’Algeria. La notte scorsa un gruppo militante islamico nordafricano ha attacco un giacimento di gas naturale nel sud del Paese prendendo in ostaggio 41 dipendenti, sembra proprio in risposta all’operazione armata francese volta respingere l’offensiva dei ribelli islamici in Mali. Nell’azione due persone sono morte e altre sei sono rimaste ferite.

VENDETTA CONTRO INTERVENTO IN MALI. Molto rimane ancora da chiarire sui responsabili e la dinamica dell’assalto. Ma una rivendicazione è giunta da un esponente del gruppo Katibat Moulathamine, o Brigata mascherata, formato da Moktar Belmoktar uomo forte della jihad nel Sahara, fuoriuscito da al-Qaeda nel Maghreb islamico, e già organizzatore in passato di altri sequestri. In particolare, a condurre l’attacco, pare sia stata una formazione battezzata ‘Coloro che firmano con il sangue’, creata proprio per attaccare i Paesi che hanno preso parte all’offensiva armata contro il Mali. Il complesso attaccato, In Amenas, a 1.300 chilometri a sud della capitale Algeri, non lontano dal confine della Libia, è gestito congiuntamente da British Petroleum, Statoil e dalla compagnia locale Sonatrach.

LA DINAMICA. L’assalto è avvenuto in piena notte, attorno alle 2 ora locale. Secondo quanto si legge in una nota del governo algerino, l’azione è iniziata con un tentativo fallito di agguato contro un bus che trasportava dipendenti dal campo verso il vicino aeroporto. Dopo di che, spiegano le autorità locali, “il gruppo terroristico si è diretto verso l’impianto di gas naturale, prendendo in ostaggio lavoratori di nazionalità straniere”. Le persone uccise, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa statale algerina, sono una guardia di sicurezza locale e un cittadino britannico. Tra i sei feriti ci sarebbero anche un norvegese e altri due britannici, gli altri sembra siano guardie.

ALGERI: NESSUN NEGOZIATO. Per ora il governo di Algeri non offre possibilità di dialogo. “Respingiamo ogni tipo di negoziazione con il gruppo”, ha dichiarato il primo ministro Daho Ould Kabila, in un messaggio televisivo. “Le forze di sicurezza – ha aggiunto – hanno circondato l’area e hanno messo all’angolo i terroristi, che sono in una della aree abitative del complesso”. In tarda serata, però, i militanti hanno comunicato al’genzia di stampa mauritana che sta seguendo la vicenda, di aver respinto un tentato blitz dell’esercito locale. Centinaia di algerini lavorano nell’impianto e sono stati inizialmente trattenuti nell’impianto ma, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa statale algerina, stanno venendo gradualmente rilasciati incolumi a piccoli gruppi.

OSTAGGI STRANIERI. Benché non sia ancora ufficiale il numero dei sequestrati, nel corso della giornata sono arrivate conferme da vari Paesi sulle singole nazionalità. Dopo la rivendicazione da parte degli assalitori di avere tra le mani sette cittadini statunitensi, Washington ha confermato che alcuni americani sono stati coinvolti nell’attacco. Il governo irlandese ha fatto sapere che un suo cittadino, sposato, di 36 anni, è tra i rapiti. Da Oslo, la Statoil comunica che cinque suoi dipendenti sono stati messi in salvo, mentre ne risultano dispersi dodici. Da Londra, il Foreign Office fa sapere che “cittadini di nazionalità britannica sono rimasti coinvolti nell’incidente”. Certo sembra infine anche il coivolgimento di cittadini giapponesi. Yoshihide Suga, segretario capo del Gabinetto nipponico, ha confermato che fra gli ostaggi ci sono dipendenti dell’azienda Jgc corp., che fornisce servizi per le strutture del campo estrattivo. “Abbiamo trattenuto l’informazione in precedenza, ma possiamo dire con certezza che i cittadini giapponesi sequestrati lavorano per la Jgc”, ha detto Suga, aggiungendo che il governo di Tokyo sta negoziando con le autorità locali tramite canali diplomatici, chiedendo la tutela delle vite giapponesi in gioco.