Londra (Regno Unito), 15 gen. (LaPresse/AP) – La Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che British Airways ha discriminato per la sua fede religiosa la dipendente Nadia Eweida, impedendole di mostrare al lavoro il crocefisso che porta al collo. Il caso fece scalpore a novembre del 2006 nel Regno Unito, innescando un dibattito sulla religione nella vita pubblica, quando la hostess di terra fu rimandata a casa dal lavoro perché rifiutò di rispettare la regola che impedisce di indossare simboli religiosi tenedoli in vista.
Eweida aveva denunciato di essere stata vittima di discriminazione religiosa, chiedendo un risarcimento e la compensazione delle paghe non ricevute. I tribunali britannici diedero ragione alla compagnia British Airways, ma la Corte europea ora ribalta il verdetto. Si è invece espressa contro altri tre querelanti britannici che denunciarono di essere stati a loro volta vittime per la loro fede religiosa.
Nella sentenza della Corte di Strasburgo si legge che le politiche della compagnia aerea “costituiscono una interferenza con il suo diritto di manifestare la propria religione”. Eweida, 60 anni, ha raccontato che quando ha sentito il verdetto è “saltata su per la gioia dicendo ‘Grazie Gesù'”. Ha spiegato: “E’ l’affermazione del fatto che i cristiani hanno il diritto di esprimere la propria fede, così come altri colleghi di altri credi lo fanno in modo visibile al lavoro, e di non vergognarsene”. Dopo la sentenza è intervenuto anche il premier britannico David Cameron, che ha scritto su Twitter di essere “felice che il principio (che permette, ndr) di indossare simboli religiosi al lavoro sia stato confermato”.
La Corte europea si è invece espressa contro le denunce di discriminazione per motivi religiosi di altri lavoratori, portando motivazioni diverse. Nel caso di Shirley Chaplin, infermiera che dovette togliere sul posto di lavoro una collana con un crocefisso, perché nel settore sanitario ci sono motivi di salute e sicurezza. In quello di Lillian Ladele, dipendente di un ufficio pubblico che sosteneva la fede cristiana le impedisse di occuparsi di coppie gay, e di Gary McFarlane, terapeuta di coppia che rifiutò di seguire coppie omosessuali, perché secondo la Corte è loro compito trovare un equilibrio tra i diritti dei richiedenti e il proprio credo, perché altre persone non siano discriminate.