Bamako (Mali), 13 gen. (LaPresse/AP) – Continua l’intervento armato francese in Mali, scattato venerdì per far fronte all’avanzata dei ribelli islamici nel nord del Paese, mentre domani pomeriggio il Consiglio di sicurezza dell’Onu terrà un incontro di emergenza per discutere della situazione. I caccia e gli elicotteri da guerra hanno colpito in questi giorni almeno quattro città, provocando già le prime vittime anche tra i civili. E intanto, da Parigi, il ministro degli Esteri Laurent Fabius, fa sapere che l’offensiva ha il sostegno logistico degli Usa e il supporto di altri Paesi europei.
SOSTEGNO DA USA E PAESI EUROPEI. Durante un’intervista rilasciata all’emittente Rtl, Fabius ha affermato che l’offensiva “degli islamisti è stata fermata” grazie all’operazione che ha l’appoggio degli Usa “per le comunicazioni e i trasporti”. L’offensiva, nome in codice ‘Serval’, ha aggiunto il ministro, è sostenuta anche da Regno Unito, Danimarca e altri Paesi europei. Proprio ieri il primo ministro britannico David Cameron aveva offerto aerei per il trasporto dei soldati. L’operazione era stata autorizzata dal presidente François Hollande venerdì, quando era diventato chiaro che i ribelli islamici del gruppo Ansar Dine si stavano avvicinando alla città di Mopti, dopo aver preso possesso di Konna. Ieri, l’Ecowas, (Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale), ha annunciato che manderà centinaia di soldati a sostegno dell’operazione, tra cui almeno 500 da Niger, Nigeria, Burkina Faso e Senegal.
OBIETTIVO COLPIRE SITI SENSIBILI. Il sostegno americano era stato confermato già in mattinata dal ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian, intervenuto a un talk show politico di iTele e radio Europe 1. “Gli americani ci hanno appoggiati” con supporto logistico e di intelligence”, ha spiegato il ministro aggiungendo che Parigi ha ottenuto il sostegno internazionale e che nelle prossime ore arriverà supporto tecnico. La Francia ha ora a Bamako oltre 400 soldati, principalmente per garantire la sicurezza dei cittadini francesi e per mandare un segnale agli estremisti, ha detto il ministro. “Rafforzeremo la nostra operazione a seconda della situazione”, ha precisato. Il responsabile della Difesa francese fa sapere ancora che “siti sensibili” e depositi sono tra gli obiettivi distrutti finora e che gli islamisti hanno subìto “perdite significative” nei combattimenti. “L’intervento è ancora in corso e continuerà fin quando necessario”, ha ribadito.
11 MORTI A KONNA. L’operazione, giunta ormai al suo terzo giorno, ha visto per ora i caccia e gli elicotteri da guerra francesi colpire almeno quattro città. Tra queste Konna, dove si registrano già le prime vittime. Almeno undici civili sono stati uccisi e altri sessanta sono rimasti feriti, secondo quanto comunica un portavoce del presidente Dioncounda Traore, Ousmane Sy, in una nota letta alla tv di Stato. Il sindaco di Konna, Sory Diakite, ha riferito ad Associated Press che almeno tre dei morti sono bambini annegati dopo essersi buttati nel fiume della città per scappare dai bombardamenti. Diakite riferisce inoltre che a Konna ci sono danni significativi alle infrastrutture e spiega che lui e la sua famiglia sono fuggiti e si trovano ora nella capitale Bamako. Alle vittime civili si aggiunge un pilota francese, ucciso ieri dopo che gli islamisti hanno abbattuto l’elicottero da combattimento sul quale si trovava.
COLPITA ANCHE GAO. Tra le città obiettivo dei raid, c’è anche Gao, conquistata nei mesi scorsi dai ribelli. Secondo quanto riferiscono i residenti, i caccia francesi hanno colpito un edificio utilizzato come quartier generale della polizia islamica, e una base dei militanti. Abderahmane Dicko, insegnante, spiega che i caccia hanno sorvolato la città tra le ore 12 e le 13, e che le bombe sono state sganciate su luoghi specifici nella città nota per essere occupata dai ribelli legati ad al-Qaeda che controllano la zona.
CENTINAIA IN FUGA VERSO MAURITANIA. Intanto, centinaia di persone stanno lasciando la città di Lere, nel nord del Paese, dirigendosi verso a Mauritania per fuggire alle violenze. Il confine tra Mali e Mauritania si trova a soli 70 chilometri di distanza. L’anno scorso i combattimenti avevano causato la fuga di centinaia di migliaia di maliani dal nord.