Singapore, 28 dic. (LaPresse/AP) – Dopo giorni di agonia tra la vita e la morte non ce l’ha fatta. La studentessa indiana di 23 anni, vittima di uno stupro di gruppo su un autobus di Nuova Delhi, si è spenta nell’ospedale Mount Elizabeth di Singapore, dove era stata trasferita ieri per venire curata. Le condizioni di salute della ragazza, spiega il dottor Kelvin Loh, si sono aggravate nelle ultime ore. “Questo – ha spiegato Loh – nonostante i medici abbiano lottato per la sua vita dandole il massimo sostegno con ventilazione artificiale, dosi ottimali di antibiotici e medicinali in grado di massimizzare la capacità del suo corpo di combattere le infezioni”. I membri della famiglia della giovane erano vicino a lei nel momento del decesso.
Lo stupro era avvenuto il 16 dicembre quando la giovane e un amico, che si trovavano a bordo di autobus, sono stati aggrediti da sei uomini che hanno violentato lei e picchiato lui. Dopo l’atroce violenza, durante cui gli assalitori hanno utilizzato anche una sbarra di metallo, i due sono stati spogliati e gettati dal bus in strada. Il caso ha sollevato le proteste e l’indignazione di tutto il Paese, con migliaia di donne e cittadini comuni scesi per diversi giorni in piazza per chiedere maggiore protezione contro le violenze, e una punizione esemplare per i responsabili dell’atroce gesto. Un gruppo di sospetti è già stato arrestato.
Oggi anche il primo ministro Manmohan Singh e il presidente del Congresso nazionale Sonia Gandhi hanno garantito che sarà rapidamente fatta giustizia. “I nostri pensieri sono con lei”, aveva detto la Gandhi, sottolineando che non bisogna perdere ulteriore tempo per assicurare gli autori del reato alla giustizia.