Varsavia (Polonia), 28 dic. (LaPresse/AP) – A un mese dalla sua installazione nel ghetto di Varsavia, una statua dell’artista padovano Maurizio Cattelan ha sollevato dubbi e interrogativi in Polonia. L’opera ritrae Adolf Hitler pregare in ginocchio nel luogo dove centinaia di ebrei vennero uccisi durante il nazismo o da cui sono partiti per i campi di concentramento. L’opera, intitolata ‘Lui’, ha attirato diversi visitatori, ma ha anche suscitato la rabbia di alcuni. In settimana, il Centro Simon Wiesenthal ha criticato la decisione di porre la statua nell’ex ghetto, definendola “una provocazione insensata che insulta la memoria delle vittime ebree del nazismo”. Tuttavia sono molti coloro che hanno espresso apprezzamento, sostenendo che la figura di Hitler in ginocchio abbia un forte impatto emotivo che costringe ad affrontare la natura della malvagità umana. Cattelan non è nuovo alle provocazioni, come quelle dell’enorme statua di un dito medio davanti in Piazza Affari a Milano, o quella che rappresenta Papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite.

Anche il rabbino capo della Polonia, Michael Schudrich, ha spiegato che la raffigurazione di Hitler in preghiera può avere un valore educativo. Quindi ha aggiunto di essere stato consultato in anticipo su dove mettere la statua e di non essersi opposto perché ha visto nell’opera la volontà dell’artista di sollevare domande morali provocando il pubblico. La raffigurazione è stata piazzata dietro un cancello in legno che si affaccia su Ulica Prozna, ed è visibile da un buco largo pochi centimetri nella porta. I visitatori possono solo vedere il retro dell’opera, con Hitler che prega in un cortile. A causa delle sue piccole dimensioni, la figura può essere anche scambiata per un bambino indifeso. E l’intenzione dell’opera, spiega il Centro per l’arte contemporanea, che cura l’installazione, è proprio far capire che “ogni criminale un tempo è stato un bambino tenero, innocente e indifeso”. Fabio Cavallucci, direttore del Centro, ha poi sottolineato che “da parte dell’artista o del Centro non c’è l’intenzione di insultare la memoria ebraica”. “Si tratta di un’opera – ha aggiunto – che cerca di parlare della situazione del male che nasconde ovunque”.

Nonostante tutte le buone intenzioni, l’opera non convince tutti e il direttore del Centro Wiesenthal, Efraim Zuroff, ha dichiarato: “Per quanto riguarda gli ebrei, l’unica preghiera di Hitler era che venissero tutti spazzati via dalla faccia della Terra”. L’installazione fa parte di una retrospettiva delle opere di Cattelan, intitolata ‘Amen’, lavoro che intende esplorare la vita, la morte, il bene e il male. Le altre opere della retrospettiva si trovano nel Centro per l’arte contemporanea, che ha sede nel castello Ujazdowski.

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