Beirut (Libano), 27 dic. (LaPresse/AP) – L’inviato di Onu e Lega araba Lakhdar Brahimi e il governo russo sono impegnati in un nuovo disperato tentativo per cercare di mettere un freno al conflitto in Siria. E per farlo cercano di riportare l’attenzione sul piano stilato dalla comunità internazionale a giugno a Ginevra. Un’intesa che chiede il cessate il fuoco, un governo di transizione che possa guidare la Siria fino alle elezioni, e la scrittura di una nuova Costituzione, ma non le esplicite dimissioni di Assad. Un piano a cui, tuttavia, l’opposizione si è detta contraria fin dall’inizio.
Oggi a Damasco, Brahimi ha definito il piano “abbastanza adeguato” per mettere fine alla guerra siriana. L’inviato di Onu e Lega araba ha quindi sottolineato che il piano originale potrebbe essere in qualche modo modificato, ma non ha specificato come. Il diplomatico algerino, che ha chiesto chiari cambiamenti politici a Damasco, ha detto solo che il governo di transizione avrebbe “pieni poteri esecutivi”, ossia “tutta l’autorità dello Stato sarebbe nelle mani di quel governo”. “Il popolo siriano – ha dichiarato – chiede un vero cambiamento, ma la creazione di un nuovo esecutivo non deve portare a un crollo dello Stato e delle sue istituzioni”.
Anche Mosca, attraverso il portavoce del ministero degli Esteri Alexander Lukashevic, fa sapere di voler provare a tornare sul piano di Ginevra. “Continuiamo a credere – ha detto il portavoce – che non ci sia alternativa a quel documento, per provare a trovare un accordo in Siria”. La Russia, tuttavia, continua a opporsi alla richiesta di dimissioni di Assad. Brahimi dovrebbe arrivare a Mosca in settimana e oggi il vice ministro degli Esteri siriano Faisal Mekdad ha incontrato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov.
I ribelli e l’opposizione continuano a opporsi all’ipotesi di applicare il piano. Un’intesa “illogica”, secondo Bassam Al-Dada, coordinatore dell’Esercito libero siriano. “Nessuno all’interno dell’opposizione – ha dichiarato il rappresentante dei ribelli – può accettarlo e, se qualcuno lo accettasse, esso sarebbe respinto dal popolo siriano”. Secondo Al-Dada, le forze armate del presidente Bashar Assad hanno ucciso troppe persone per poter giocare un ruolo in qualsiasi soluzione.
Intanto, non si fermano le violenze nel Paese. Questa mattina un’autobomba è esplosa a Sbeineh, un sobborgo di Damasco, uccidendo quattro persone e ferendone dieci. I ribelli sono invece impegnati in un’offensiva nel nord. Sotto attacco ci sono un’accademia della polizia e un aeroporto militare nella provincia settentrionale di Aleppo. Scontri tra ribelli ed esercito sono in corso nei pressi della base di Wadi Deif, nella provincia di Idlib.