Il Cairo (Egitto), 9 dic. (LaPresse/AP) – Il presidente egiziano Mohammed Morsi ieri sera ha annullato il decreto con cui aveva ampliato i propri poteri. Ma l’annuncio non placa le proteste nel Paese, perché contestualmente è arrivata anche la notizia che il referendum sulla contestata Costituzione redatta dall’Assemblea a maggioranza islamista si terrà il 15 dicembre come previsto. L’opposizione accusa Morsi di aver accondisceso alla richiesta di revoca del decreto solo perché ormai non c’è più tempo per agire contro la Costituzione, che apre alla legge islamica della Sharia.

ANNULLATO IL DECRETO, NON IL REFERENDUM. Nella tarda serata di ieri i collaboratori del presidente hanno dato l’annuncio della decisione di annullare il decreto presidenziale con cui Morsi aveva ampliato i propri poteri, ponendosi al di sopra della legge. La misura sarebbe comunque decaduta con l’entrata in vigore della nuova Costituzione redatta dall’Assemblea a maggioranza islamista, il cui referendum non è stato annullato e si terrà il 15 dicembre, come previsto. I due punti erano le principali richieste dell’opposizione, al centro delle violente proteste che hanno sconvolto il Cairo e altre città egiziane dal 22 novembre, data in cui Morsi ha annunciato il decreto. Selim al-Awa, ufficiale islamista, ha spiegato che il presidente non ha il potere per cancellare la consultazione sul referendum. Se la Costituzione non sarà approvata, ha aggiunto, una nuova sarà redatta dagli stessi rappresentanti eletti dal popolo, senza attendere.

LE PROTESTE. L’annuncio di ieri non calma le proteste contro Morsi e i suoi Fratelli musulmani. Nuove manifestazioni si terranno oggi al Cairo al palazzo presidenziale, dove è in corso un sit-in degli oppositori. Le tensioni tra i sostenitori di Morsi e l’opposizione proseguono da oltre due settimane e mercoledì gli scontri davanti al palazzo presidenziale sono costati la vita ad almeno sei persone. Negli ultimi giorni l’esercito è intervenuto, circondando il palazzo presidenziale con carri armati e filo spinato.

L’INGANNO DI MORSI. I leader dell’opposizione ieri hanno boicottato l’incontro sulla crisi nazionale con il presidente. Vi ha partecipato un solo veterano liberale, Ayman Nour, mentre gli altri otto delegati erano tutti islamisti. Gran parte dell’opposizione aveva infatti posto come condizione per parteciparela cancellazione del referendum. L’avvocato per i diritti umani Gamal Eid ha accusato Morsi di “giocare con le parole”, perché ha cancellato il decreto dopo aver già raggiunto il suo obiettivo: ha potuto far concludere la stesura della Costituzione e l’ha protetta per settimane da possibili contestazioni legali, ha spiegato Eid.

ESERCITO: RISOLVERE CRISI O DISASTRO. Se la crisi politica in Egitto non sarà risolta ci saranno “conseguenza disastrose”. Questo l’avvertimento lanciato ieri dall’esercito egiziano, nella sua prima dichiarazione politica da quando l’elezione di Morsi lo ha spinto ai margini della vita politica egiziana. “Ogni altra cosa rispetto a questo (il dialogo, ndr) ci spingerà in un tunnel nero che conseguenze disastrose. Una cosa che non vogliamo permettere”, recitava il comunicato dell’esercito. Non riuscire a raggiungere un consenso “non è nell’interesse di alcuna delle parti e la nazione nel suo complesso pagherà un prezzo”, si leggeva.

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