Pechino (Cina), 24 nov. (LaPresse/AP) – Un pastore tibetano è morto nella notte dopo essersi dato fuoco nella provincia cinese di Qinghai, in un atto di protesta contro il controllo di Pechino sulle regioni tibetane. Sale così a 80 il numero dei tibetani morti dopo essersi autoimmolati dal 2009 per opporsi al modo in cui il governo cinese controlla la cultura buddista nelle regioni tibetane. L’ultimo a darsi fuoco è stato il 27enne Dazheng, che secondo quanto riporta l’agenzia Xinhua ha compiuto il gesto nella notte nella contea di Zekog. Prima di lui, giovedì, il 19enne Libong Tsering si era dato fuoco nella contea di Tongren nella stessa provincia, sempre come riferisce Xinhua.
Il governo tibetano in esilio ha confermato i decessi, aggiungendo che giovedì notte una terza persona si è autoimmolata, il 23enne ex monaco Tadin Kyab. Il governo ha anche ribadito la propria richiesta alla Cina perché riveda le sue politiche repressive nei confronti dei tibetani. “L’amministrazione centrale tibetana chiede al governo cinese di rispondere alle basilari proteste del popolo tibetano, invece di imporre misure controproducenti contro le famiglie e i parenti di chi si autoimmola”, si legge in una nota.