Beirut (Libano), 10 nov. (LaPresse/AP) – Due attentatori suicidi si sono fatti esplodere questa mattina nella città di Daraa, nel sud della Siria. Lo riferisce l’agenzia di stampa statale Sana, secondo cui le deflagrazioni hanno provocato diverse vittime e gravi danni. Sana non ha fornito informazioni specifiche sul presunto obiettivo degli attacchi ma, secondo quanto riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani, gli scoppi sono avvenuti in un’area che ospita il distaccamento locale dell’intelligence militare e un club di ufficiali dove sono di stanza molti soldati, e hanno provocato “decine” di vittime e feriti tra le forze di sicurezza. Secondo Rami Abdul-Rahman, che guida l’Osservatorio, i soldati morti negli attacchi sono almeno venti. Alle esplosioni hanno fatto seguito scontri tra le forze del regime e ribelli.
“Ho sentito due esplosioni molto forti e una terza più piccola, seguite dal rumore di colpi di arma da fuoco”, racconta l’attivista locale Mohammad Abu Houran, secondo il quale i primi due scoppi sembravano causati da autobombe, mentre il terzo da un colpo di mortaio o da una granata. Nell’area di alta sicurezza in cui sono avvenuti gli attentati, ha aggiunto, è possibile vedere salire del fumo nero. Nella zona, ha proseguito l’uomo, si sono sentiti spari per circa 10 minuti dopo le esplosioni. Nello stadio vicino al luogo degli attacchi, spiegano ancora gli attivisti, sono inoltre collocati una trentina di carri armati che le forze governative hanno utilizzato per bombardare Daraa e le aree circostanti.
Daraa è uno dei luoghi dove è scoppiata a marzo dello scorso anno la rivolta contro il governo di Bashar Assad. La sommossa è iniziata con proteste per lo più pacifiche, ma presto si è trasformata in un conflitto armato. Dall’inizio della guerra, secondo stime degli attivisti, hanno perso la vita oltre 36mila persone. Solo ieri, dai resoconti dei gruppi attivi sul territorio, le vittime delle violenze nel Paese sono state 120. Grave anche la situazione dei rifugiati siriani negli Stati limitrofi che, secondo l’Unhcr, sono arrivati ormai a quota 408mila.