Siria, soldati prigionieri massacrati da ribelli. La denuncia di Amnesty

Beirut (Libano), 2 nov. (LaPresse/AP) – Un’esecuzione sommaria in piena regola. È quella che, a quanto si vede in un video pubblicato su YouTube, hanno condotto alcuni ribelli siriani nei confronti di un gruppo di soldati del governo di Damasco fatti prigionieri. La denuncia è stata lanciata da Amnesty international e dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo cui l’episodio è avvenuto nella città settentrionale di Saraqeb. Il video amatoriale diffuso su internet mostra i combattenti ribelli picchiare e prendere a calci i soldati governativi, alcuni dei quali appaiono feriti, per poi aprire il fuoco e freddarli. Amnesty e l’Osservatorio hanno condannato le esecuzioni, definendole “scioccanti”. Il direttore del gruppo siriano, Rami Abdul-Rahman, si è chiesto in un comunicato come i ribelli possano pretendere il rispetto dei diritti umani quando loro stessi li stanno violando.

In una nota pubblicata sul sito web, Amnesty denuncia le esecuzioni sostenendo che potrebbero rappresentare “potenziali crimini di guerra in corso”. Secondo il gruppo, prosegue la nota, “le immagini diffuse il primo novembre di un’esecuzione sommaria di massa nella provincia siriana di Idlib fanno pensare a un crimine di guerra e testimoniano il profondo disprezzo per il diritto internazionale umanitario da parte del gruppo armato che se ne è reso responsabile”. Nel video, “che sarebbe stato girato a un posto di blocco nei pressi di Saraqeb, almeno dieci uomini ritenuti membri delle forze di sicurezza siriane, dopo essere stati catturati vengono picchiati e presi a calci prima di essere uccisi a colpi di arma da fuoco”, sottolinea Amnesty. “Sebbene non sia chiaro quante persone siano state uccise – continua ancora il comunicato – fonti di stampa e un’organizzazione non governativa siriana hanno reso noto che i morti sarebbero almeno 28”.

Nel video si vedono i ribelli gridare contro i soldati: “Questi sono i cani di Assad”. Pochi secondi dopo, tra le urla dei prigionieri, si sentono spari per circa 35 secondi e poi si vedono gli uomini a terra muoversi tra gli spasmi, colpiti dai proiettili. Il video che riprende l’esecuzione si intitola “prigionieri e morti dell’esercito del regime al checkpoint di Hmeisho”. Ieri, l’Osservatorio aveva riportato che 12 soldati erano stati uccisi proprio a Hmeisho, alle porto di Saraqeb, in uno dei tre maggiori attacchi ribelli contro i posti di blocco dell’esercito nell’area. Solo ieri, 83 soldati sono morti in scontri e attacchi ribelli in tutta la Siria, la metà dei quali ha perso la vita nella provincia di Idlib, dove si trova appunto Saraqeb.

Preoccupazione per i fatti è stata espressa da più parti. “Finora – spiega Ann Harrison, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty – non siamo in grado di confermare quale gruppo armato abbia commesso queste esecuzioni sommarie. Continuiamo a indagare sull’episodio e torniamo ancora una volta a chiedere a tutte le parti coinvolte nel conflitto siriano di rispettare le leggi di guerra e di non torturare o uccidere prigionieri”.

Una richiesta di indagine sul caso è giunta anche da Ausama Monajed, membro con Consiglio nazionale siriano, secondo il quale l’unità responsabile degli omicidi deve essere smantellata e processata. Monajed ha voluto tuttavia ricordare che in passato il regime ha creato “false” unità ribelli per commettere abusi e macchiare la reputazione degli oppositori. “Non stiamo dicendo che sia avvenuto in questo caso, ma dobbiamo identificare l’unità coinvolta”, ha aggiunto. Inoltre, ha proseguito, le atrocità commesse dai ribelli sono relativamente rare, se paragonate al “genocidio di massa del regime”. Nella zona dove sembra sia avvenuto il fatto operano diverse brigate, tra cui il gruppo militante islamico Jabhat al-Nusra.