Bani Walid (Libia), 24 ott. (LaPresse/AP) – “Bani Walid è sotto il nostro totale controllo”. Così l’agenzia di stampa ufficiale libica Lana, citando il portavoce delle milizie filogovernative, Mohammed al-Kandouz, ha annunciato la presa della roccaforte dei lealisti di Muammar Gheddafi. Secondo quanto riferisce da Tripoli il capo di Stato maggiore dell’esercito libico, Youssef al-Mankoush, le operazioni nella città sono terminate, ma le forze sono ancora sulle tracce di alcune sacche di resistenza di lealisti.
In seguito ai feroci scontri, nel centro della città i negozi sono chiusi e le strade deserte. Una stazione di servizio risulta distrutta, mentre il principale ospedale non funziona e tra i feriti c’è anche un medico. Mohammed al-Taib, comandante delle milizie progovernative, ha riferito ad Associated Press che le sue forze controllano il centro della città, ma i combattimenti continuano in altre zone. Colonne di fumo nero si sono viste salire nei pressi dell’aeroporto dove i miliziani stanno incontrando resistenza.
Omar Boughdad, comandante della milizia di Misurata, spiega che le sue forze rimarranno in città fino a quando i lealisti di Gheddafi non saranno cacciati. “I lealisti – ha dichiarato – sono fuggiti nelle valli, ma noi ripuliremo questi luoghi e non li lasceremo un’altra volta”. Bani Walid era diventata un bastione dei gheddafiani durante e dopo la guerra civile che ha portato alla morte del raìs e alla caduta del regime. La città è stata occupata dai ribelli, ma a gennaio i lealisti hanno ripreso vigore riconquistando l’area.
La nuova offensiva del governo arriva in seguito al rapimento, la tortura e l’uccisione di un combattente avvenuti lo scorso mese sembra per mano dei residenti. Il Congresso generale nazionale, eletto di recente, ha emesso un mandato di arresto per gli uomini accusati dell’omicidio, ma i tentativi di giungere a una soluzione pacifica della disputa con i rappresentanti locali sono falliti.
Secondo il portavoce del governo, Nasser al-Manei, 50 persone dalla parte del governo sono rimaste uccise e altre centinaia sono state ferite nel corso dell’offensiva. Circa cento dei ricercati, ha aggiunto, sono stati invece arrestati, mentre 13 civili detenuti dai combattenti sono stati liberati. Il governo non ha però diffuso dati sulle vittime tra le fila dei lealisti. Da quanto riferisce Mohammed al-Harari, ministro dell’amministrazione locale, tuttavia, in seguito all’offensiva, circa 10.300 famiglie sono state costrette a lasciare la propria casa. Il presidente ad interim Mohammed El-Megarif ha espresso sostegno all’operazione in un discorso trasmesso in televisione. “Questo – ha dichiarato – non è un attacco a una regione, a una tribù o a civili disarmati, ma a dei fuori legge. È volto a imporre uno stato di legittimità”.
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