L’Aia (Olanda), 16 ott. (LaPresse/AP) – L’ex leader serbo bosniaco Radovan Karadzic ha iniziato la propria difesa davanti al Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia, respingendo le accuse che sono state formulate nei suoi confronti. Il 67enne, accusato di genocidio e crimini contro l’umanità, si è definito “un uomo moderato e tollerante” che cercò di prevenire la guerra in Bosnia del 1992-95 e successivamente si impegnò per limitare il numero delle vittime da tutte le parti del conflitto. Ero “un medico e un uomo delle lettere”, ha affermato presentandosi come un attore riluttante della violenta divisione della Jugoslavia. “Invece di essere accusato per gli eventi accaduti durante la nostra guerra – ha dichiarato Karadzic – dovrei essere premiato per tutte le cose positive che ho fatto. Ho fatto tutto quello che era umanamente possibile per evitare la guerra e sono riuscito a ridurre le sofferenze di tutti i civili”.

Nel corso del processo, iniziato a ottobre del 2009, la procura ha presentato un’immagine completamente diversa dell’ex leader, accusandolo di aver pianificato dal punto di vista politico le atrocità commesse dai serbi durante il conflitto in Bosnia. “Tutti quelli che mi conoscono – ha detto Karadzic – sanno che non sono un autocrate, non sono aggressivo, non sono intollerante. Al contrario, sono un uomo tollerante con una grande capacità di capire gli altri”. A Karadzic sono stati offerti 90 minuti di tempo per fare una dichiarazione sul proprio ruolo nella guerra, in cui persero la vita circa 100mila persone. La dichiarazione non è stata fatta sotto giuramento, il che significa che i procuratori non potranno interrogare l’ex leader serbo bosniaco, i cui commenti hanno suscitato la rabbia di alcuni musulmani sopravvissuti alla guerra e presenti in aula. Alcuni di loro hanno gridato più volte: “Sta mentendo!”.

A ottobre del 2009 Karadzic boicottò l’inizio del processo, dicendo che non aveva avuto abbastanza tempo per prepararsi. La prima deposizione di un testimone ebbe luogo ad aprile del 2010 e la procura ha concluso le proprie argomentazioni a maggio scorso. A giugno i giudici dell’Aia hanno assolto il 67enne da uno dei due capi d’accusa di genocidio, spiegando che la procura non aveva presentato prove sufficienti. Sono stati tuttavia confermati gli altri dieci capi d’accusa, tra cui quello di genocidio in relazione al massacro di Srebrenica. Se sarà giudicato colpevole, l’ex leader serbo bosniaco rischia la pena massima dell’ergastolo. Intanto in un’altra aula del tribunale è iniziato il processo a Goran Hadzic, un ex leader leader dei ribelli serbi in Croazia arrestato l’anno scorso nel nord della Serbia dopo oltre sette anni di latitanza. L’uomo è accusato di aver ucciso centinaia di croati e di aver fatto allontanare altre decine di migliaia di persone dalle loro case.

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