Rawalpindi (Pakistan), 12 ott. (LaPresse/AP) – La polizia pakistana ha arrestato alcuni sospetti per l’attacco dei talebani all’attivista 14enne Malala Yousufzai. Lo ha fatto sapere un ufficiale di Mingora, Afzal Khan Afridi. Intanto la ragazza, attaccata da talebani nella valle dello Swat a causa del suo lavoro di documentazione delle atrocità commesse dai talebani nella zona prima del 2009 e per la promozione dell’istruzione per le ragazze,è in ospedale a Rawalpindi. Le sue condizioni sono “soddisfacenti”, ma i prossimi giorni saranno critici, ha spiegato il generale pakistano Asim Saleem Bajwa, precisando che la ragazza non ha ancora ripreso coscienza ed è collegata a un respiratore artificiale. La pressione sanguigna e il battito cardiaco sono nella norma e i medici decideranno quando staccarla dall’apparecchiatura. La pallottola che l’ha colpita, ha riferito il generale, era entrata nella testa e nel collo della ragazza vicino alla spina dorsale. Bajwa ha aggiunto che oltre a un team pakistano sono stati consultati anche due medici stranieri.
I talebani pakistani della valle dello Swat hanno fatto sapere che avevano deciso due mesi fa di uccidere la 14enne per le sue attività che promuovono “il modo di pensare occidentale”. Lo ha annunciato un portavoce dei militanti, Sirajuddin Ahmad, aggiungendo che la ragazza era stata avvertita tre volte e le era stato chiesto di interrompere le sue attività, ma non aveva obbedito. L’ultimo avvertimento, ha precisato, era stato comunicato a Malala una settimana fa. Gli assalitorui avevano esaminato attentamente la strada percorsa dalla ragazza per tornare a casa dalla scuola, prima di organizzare l’attacco.
Quando aveva 11 anni Malala iniziò, usando lo pseudonimo Gul Makai, a scrivere un blog per la Bbc in cui descriveva la vita sotto il dominio dei talebani nella valle dello Swat e nel 2009 prese a parlare pubblicamente della necessità di fornire un’adeguata istruzione alle ragazze. Malala e i suoi familiari sono stati minacciati più volte dai talebani a causa delle attività svolte dalla giovane, la quale ha tuttavia continuato a promuovere l’istruzione tra le ragazze pakistane. L’anno scorso Malala è stata nominata per il premio International Children’s Peace Prize.
Intanto la scuola frequentata dalla piccola attivista e gestita da suo padre ha riaperto. “Abbiamo deciso di riaprire la scuola dopo due giorni per aiutare i nostri studenti a superare la paura dopo l’attacco”, ha spiegato un insegnante, Zafar Ali Khan. “Pochi studenti si sono presentati – ha aggiunto – e non abbiamo ripreso le lezioni regolari, ma abbiamo tenuto un’assemblea e pregato per Malala e le altre ragazze rimaste ferite”. Intorno alla scuola sono stati dispiegati agenti della polizia, ma molti alunni hanno preferito non avvicinarsi.
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