Al-Qaeda vuole nuovi attacchi contro Usa, Sudan dice no a marines

Il Cairo (Egitto), 16 set. (LaPresse/AP) – Non si ferma la tensione nel mondo islamico in seguito alla diffusione del lungometraggio ‘Innocence of Muslims’, che ha portato nei giorni scorsi a violente proteste e attacchi in diversi Paesi islamici. Ieri sulla questione ha fatto sentire la propria voce anche al-Qaeda nella Penisola araba, branca yemenita della rete terroristica, che ha elogiato l’uccisione dell’ambasciatore americano in Libia, Chris Stevens, e ha invitato a compiere altri attacchi simili per espellere il personale delle ambasciate degli Stati Uniti dai Paesi musulmani.

PROSEGUIRE PROTESTE. In una dichiarazione pubblicata sui siti militanti islamici, il gruppo con base in Yemen afferma che l’uccisione dell’ambasciatore Usa a Bengasi è stata “il miglior esempio” di tutti gli attacchi alle sedi diplomatiche. “Quanto accaduto – ha aggiunto – è un grande evento, e questi sforzi devono andare verso un solo obiettivo, ossia espellere le ambasciate dell’America dalle terre dei musulmani”. Il gruppo ha quindi fatto appello affinché le proteste proseguano per far sì che “il fuoco bruci nelle ambasciate” e ha chiesto ai “fratelli musulmani nei Paesi occidentali” di “compiere il proprio dovere nel sostenere il profeta di Dio”.

I DISORDINI NEL MONDO ISLAMICO. Ormai da alcuni giorni, in seguito alla diffusione del film sulla vita di Maometto, diversi Paesi islamici sono teatro di proteste che hanno preso di mira principalmente simboli e sedi diplomatiche statunitensi. Dopo l’attacco di Bengasi, avvenuto martedì sera, le contestazioni sono proseguite fino al picco di ieri, venerdì e ormai tipica giornata di protesta per il mondo musulmano. Dalle dimostrazioni sono scaturiti violenti scontri che hanno portato alla morte di quattro manifestanti in Tunisia, due in Sudan, uno in Libano e uno in Egitto. Giovedì quattro manifestanti yemeneniti erano rimasti uccisi durante le proteste a Sanaa.

KARTHUM DICE NO A MILITARI USA. In seguito all’ondata di disordini, gli Stati Uniti hanno deciso di inviare in alcuni Paesi squadre speciali per rafforzare la sicurezza di ambasciate e personale diplomatico. Un team di marine è stato inviato mercoledì in Libia, venerdì in Yemen e ieri in Sudan. Qui però, il governo di Karthum si è detto contrario all’arrivo del contingente, sostenendo di essere in grado di difendere autonomamente le missioni diplomatiche straniere sul suo territorio.

GRAN MUFTI CHIEDE CALMA. Ieri sul film e le conseguenti proteste si sono pronunciati anche alcuni dei principali leader religiosi dell’islam. In Arabia Saudita, il gran mufti Sheik Abdel-Aziz al-Sheik ha chiesto ai musulmani di “non farsi trascinare dall’ira e dalla rabbia, passando da azioni legittime ad azioni proibite”. “Così facendo – ha aggiunto – inconsapevolmente si soddisfano alcuni degli obiettivi del film”. Dal Cairo, invece, Sheik Ahmed al-Tayeb, capo dell’università al-Azhar, ha chiesto alle Nazioni unite di intraprendere un’azione contro i discorsi di odio, sottolineando che in passato l’Onu lo ha fatto a difesa del popolo israeliano. Benché difendere il profeta Maometto sia un dovere di tutti i musulmani, ha aggiunto, questo deve avvenire “non solo attraverso proteste pacifiche, ma anche facendo rivivere i suoi insegnamenti in tutti i passi della vita e diffondendo le sue idee moderate”.

Twitter @ilyleccardi